Straordinarie bellezze della Gallura: Gli scatti di Cristian Gala

by • 2 giugno 2021 • In evidenzaCommenti (0)687

Parliamo di fotografia professionale, ricercata, che rivela un percorso di lavoro e un pensiero dietro alla macchina fotografica che permette di scoprire una realtà che altrimenti rimarrebbe nascosta allo sguardo e dimenticata.

Cristian Gala, giovane fotografo olbiese, racconta la sua esperienza a contatto con la natura per donarci i suoi scatti e la magia delle tante bellezze galluresi.

La fotografia naturalistica, è un potente strumento di comunicazione. Gli scatti di Cristian Gala fanno riflettere sull’importanza di salvaguardare l’ambiente che ci circonda.

LISCIA RUIA PORTO CERVO 2019

LI COSSI COSTA PARADISO 2019

CAPO D’ORSO – PALAU 2019

SPIAGGIA DELLE VACCHE CALA GIRGOLU 2020

ROCCIA DEL FUNGO – ARZACHENA 2020

MADONNA DELLA NEVE – LIMBARA 2020

LA CINTA SAN TEODORO 2021

SA OCHE – GROTTA CORBEDDU 2021

IL FARO DI PORTO CERVO 2021

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LE BASI DI UNO SCATTO CONSAPEVOLE
Come è fatta una reflex
Parliamo di Reflex D-SLR. La sigla SLR è l’acronimo di Sigle Lens Reflex (Reflex a Singola Lente), ossia si tratta di una fotocamera che utilizza la stessa lente sia per inquadrare che per scattare; la lettera D (Digital) della sigla si riferisce al fatto che la luce è impressa su un sensore digitale e le immagini risultanti sono immagazzinate in una scheda di memoria.
Di seguito vediamo i componenti essenziali che la compongono.

1. Obiettivo – E’ l’elemento che permette il passaggio della luce all’interno del corpo della fotocamera: è formato da una o più lenti che “trasmettono” l’immagine reale di un soggetto inquadrato sul piano focale (7). Il piano focale è il piano posto ad una distanza per la quale un obiettivo forma un’immagine nitida: qui si trova l’elemento (pellicola o sensore) in grado di registrare un’immagine perfettamente definita

2. e 3. Specchio – E’ l’elemento mobile che permette di inquadrare nel mirino l’immagine vista dall’obiettivo. Normalmente lo specchio è inclinato di 45° (2), proprio per riflettere verso l’alto la luce che attraversa l’obiettivo: quando si preme il pulsante di scatto lo specchio si solleva in alto (3) in modo da scoprire l’elemento “sensibile”, ossia il sensore digitale, sul quale i raggi di luce incidenti formeranno l’immagine

4. Pentaprisma – E’ il sistema ottico in grado di invertire la destra con la sinistra (e viceversa) nell’immagine riflessa dallo specchio reflex: in questo modo, attraverso il mirino è possibile osservare un’immagine reale e non capovolta del soggetto inquadrato. Per motivi economici molte fotocamere utilizzano al posto del pentaprisma un sistema di cinque specchi, detto appunto pentaspecchio: costa meno, pesa meno, ma restituisce all’occhio un’inquadratura meno luminosa, rendendo in alcuni casi più difficoltosa la messa a fuoco manuale, in particolare quando si scatta con poca luce. Non influisce tuttavia, in alcun modo, sulla qualità delle immagini

5. Mirino e sistema di messa a fuoco – E’ il dispositivo che permette di scegliere e comporre l’inquadratura. All’interno del mirino, oltre alla visualizzazione della scena inquadrata, ci sono gli indicatori per valutare la messa a fuoco e l’esposizione del soggetto. Il grande vantaggio del mirino reflex sta nella possibilità di inquadrare la scena attraverso l’obiettivo stesso, potendo vedere quindi esattamente l’immagine che si formerà sul sensore. La copertura del mirino è un fattore importante per la composizione dell’immagine: nelle fotocamere professionali il mirino permette una visione completa della scena inquadrata, mentre nei prodotti più economici ne viene reso visibile solo il 90-95%. A differenza delle compatte digitali le reflex digitali non possono utilizzare il monitor LCD sul dorso per inquadrare la scena, per il semplice motivo che il sensore è coperto dallo specchio; in realtà si è riusciti ad aggirare l’ostacolo con il cosiddetto live view (la funzione consente di vedere la scena in tempo reale sullo schermo LCD della fotocamera). Con lo sviluppo della fotografia digitale è nato anche un tipo di mirino elettronico e sono diventati possibili sistemi non reflex e senza specchio

I punti di messa a fuoco sono i piccoli punti che si vedono quando si guarda attraverso il mirino. Le reflex entry-level sono generalmente equipaggiate di semplici sistemi con pochi punti di messa a fuoco per le esigenze di messa a fuoco di base, mentre i modelli di livello professionale presentano sistemi complessi, altamente configurabili con molti di punti di messa a fuoco.
Ma non è solo il numero di punti di messa a fuoco che fa la differenza: ci sono infatti due tipi di punti di messa a fuoco, lineare e a croce. I sensori lineari (verticali e orizzontali) sono unidimensionali e possono rilevare solo il contrasto su una linea. I sensori a croce sono a due dimensioni e in grado di rilevare il contrasto sia su linee verticali che orizzontali, il che rende i sensori a croce molto più accurati rispetto ai sensori verticali. Ciò significa che un maggior numero di sensori a croce produce un autofocus più preciso.

6. Otturatore – E’ il dispositivo che permette di fare arrivare luce al sensore quando si preme il pulsante di scatto. L’otturatore può essere di due tipi: centrale e a tendina. Nell’otturatore centrale si ha una serie di lamelle mobili poste tra le lenti dell’obiettivo; esse stanno normalmente chiuse e solo al momento dello scatto si aprono per il tempo prestabilito. Nell’otturatore a tendina, invece, abbiamo due tendine poste vicino al sensore: quando si scatta la foto, esse formano una fessura che scorre su tutto il sensore, esponendolo alla luce.

7. Sensore – E’ l’elemento della fotocamera esposto alla luce: si tratta di un componente elettronico che cattura le immagini e le “traduce” in dati per essere immagazzinati nella scheda di memoria. Nell’articolo Sensori digitali approfondiamo le loro caratteristiche. Un dato importante legato al sensore è la sua risoluzione massima, ossia i famosi megapixel (MP). Teoricamente, maggiore è la quantità di megapixel, migliore è la qualità dell’immagine finale. Precisiamo però che, da un certo livello in poi, non è assolutamente necessario che la fotocamera ne abbia di più. L’importanza dei megapixel emerge soprattutto quando si tratta di stampare in grande formato la foto: una fotocamera da 10MP è più che sufficiente per stampare in un formato normale.
Una informazione da tenere in conto è anche la dimensione del sensore: le fotocamere digitali, a seconda della loro marca, fascia di prezzo, target di mercato, possono montare sensori differenti con qualità differente.

8. Diaframma – E’ l’elemento interno all’obiettivo attraverso il quale passa la luce che entra nella fotocamera prima di raggiungere il sensore. E’ costituito da un insieme di lamelle che vanno a formare un piccolo foro di ampiezza variabile, permettendo di dosare la quantità di luce.

9. Percorso della luce – Dopo aver conosciuto le parti essenziali sopra descritte, si può comprendere con maggior chiarezza come una scena inquadrata possa diventare una fotografia. Seguiamo la linea verde della figura in alto: i raggi luminosi sono raccolti e passano attraverso l’obiettivo (con diaframma tutto aperto) e arrivano allo specchio che, inclinato a 45°, li riflette verso il pentaprisma che, a sua volta, li “raddrizza” e li invia al mirino, dove inquadriamo la scena. Quando premiamo il pulsante di scatto il diaframma nell’obiettivo si chiude al diametro da noi voluto, lo specchio si alza, l’otturatore si apre per il tempo da noi stabilito e i raggi luminosi si vanno a depositare sul sensore. Sul sensore si formerà l’immagine, che sarà immagazzinata poi come dati digitali nella scheda di memoria…ed ecco qua la nostra fotografia.
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