Scegliere tra famiglia e lavoro è una violenza domestica

by • 3 dicembre 2020 • In evidenza, SOCIALECommenti disabilitati su Scegliere tra famiglia e lavoro è una violenza domestica607

Non se ne parla ancora molto e si conosce poco, ma la violenza economica è già menzionata tra le forme di violenza all’art.3 della Convenzione di Istanbul del 2011, cioè la Convenzione che il Consiglio europeo ha approvato nel 2011 per combattere la violenza di genere, di fatto il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sul tema.

Nella Convenzione, la violenza economica si riferisce “ad atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, ovvero attraverso un’esposizione debitoria, o ancora impedendole di avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà”.

In pratica, si realizza attraverso: l’impedimento nell’acquisizione delle risorse, l’impedimento all’accesso alle risorse disponibili, il consumo delle risorse della vittima”.

Per fare qualche esempio concreto, in contesti che poi possono sfociare in vera e propria violenza domestica, succede spesso che il partner costringa la compagna a scegliere tra famiglia e lavoro, spingendola ad abbandonare o non cercare l’autonomia finanziaria.

In questo modo, il compagno può tenere la donna costantemente sotto il ricatto del denaro e aumentare così il controllo su di lei. In altri casi, accade che la donna non abbia accesso alle finanze familiari: quando il compagno la tiene lontana da investimenti e decisioni importanti oppure non le consente di avere un conto corrente proprio. E ancora: c’è il caso dei due partner che hanno un conto co-intestato, gestito però solo dall’uomo.

Un secondo modo di esercitare la violenza economica è quello di impedire l’utilizzo delle risorse disponibili per la famiglia. La donna, cioè, non solo non può gestire le finanze familiari ma non è neanche consapevole della reale situazione economica, non sa quali sono le entrate e le uscite, per esempio.

É l’uomo, infatti, che gestisce tutte le finanze familiari ed elargisce alla compagna solo i soldi per la spesa e le prime necessità, talvolta in misura inadeguata, magari facendola pesare come una concessione.

In altri casi, sempre raccolti dalle associazioni che affrontano questo fenomeno, il partner gestisce tutti gli acquisti in prima persona, non consentendo alla donna nemmeno di fare la spesa, a volte negandole anche il minimo sostentamento per la famiglia e le esigenze primarie di casa e salute.

Un’ulteriore fattispecie che è stata individuata si verifica quando il partner fa indebitare la vittima o ne dilapida il patrimonio familiare. Solo per fare qualche esempio, l’uomo fa firmare alla donna documenti non chiari che si rivelano delle truffe vere e proprie; la costringe o convince a intraprendere investimenti rischiosi a suo nome; fa indebitare la compagna con la promessa di progetti fumosi o per acquistare beni che interessano solo a lui, spesso intestandoseli direttamente.

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