Rilanciare i rapporti Ue-Russia

by • 2 luglio 2021 • ESTERI, In evidenzaCommenti disabilitati su Rilanciare i rapporti Ue-Russia420

Starà pure per lasciare la Cancelleria, dopo 16 anni alla guida della prima economia continentale, ma Angela Merkel sta agendo ancora una volta come regista d’Europa. Stavolta alla testa di un’iniziativa mirata a ridisegnare i rapporti con la Russia.

I freni sono molti, c’è il sostegno di Emmanuel Macron ma anche la netta contrarietà dei Paesi baltici e della Polonia, ma i segnali di apertura non mancano, soprattutto dopo l’incontro della settimana scorsa tra Joe Biden e Vladimir Putin. La posta in gioco, per l’Unione Cristiano-Democratica di Germania che punta a vincere le elezioni di settembre con Armin Laschet, è duplice: da un lato, imporsi come regista di “un impegno selettivo” con Mosca su aree di interesse comune; dall’altro, proseguire con meno polemiche nel completamento del gasdotto Nord Stream 2 che attraversa il Mar Baltico.

Parlando al Bundestag prima di partire per il Consiglio europeo e dopo il suo ultimo ‘question time’ da cancelliera, Merkel ha detto che “l’Unione europea dovrebbe cercare un dialogo diretto e indipendente con la Russia”. Una dichiarazione fortissima, impensabile per le acrobazie diplomatiche dei leader delle istituzioni europee, Ursula von der Leyen e Charles Michel. I negoziati del presidente Usa con Putin “non sono sufficienti […], l’Europa deve creare a sua volta formati di dialogo, non c’è altro modo per affrontare i conflitti”, ha detto, chiedendo un maggior coordinamento nelle reazioni. “Gli eventi degli ultimi mesi hanno mostrato cosa succede se reagiamo in modo non coordinato alle provocazioni della Russia”, ha aggiunto, citando anche la necessità di stabilire una “agenda di interessi comuni” su questioni come la pace in Siria e in Libia.

Merkel ha trovato in Marcon la sponda con cui far partire l’iniziativa che ha spiazzato i rappresentanti delle altre capitali a Bruxelles. Il presidente francese, infatti, sostiene l’idea di invitare il presidente russo a un vertice con i leader europei: “sulla Russia – ha dichiarato – possiamo andare avanti” avviando un “dialogo esigente e ambizioso” che è “necessario per la stabilità dell’Europa”. Secondo il Financial Times, in merito sono stati consultati anche il primo ministro italiano Mario Draghi e il segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita a Berlino per colloqui. Per il Governo tedesco, il vertice tra Biden e Putin a Ginevra rappresenta un modello per rilanciare le relazioni con Mosca. Merkel incontra e parla regolarmente con Putin (l’ultimo colloquio telefonico all’inizio di questa settimana), ma spinge per trovare un formato che consenta all’Ue di parlare con “una sola voce” sulla Russia.

Già il fatto che se ne parli, per Mosca, è un successo. I vertici dell’Ue con Putin sono stati sospesi da quando la Russia ha annesso la Crimea nel 2014. Il Cremlino valuta positivamente gli inviti dell’Ue al dialogo con Mosca, ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, citato dalla Tass. “Putin – ha sottolineato – sostiene la creazione di un meccanismo di dialogo e contatti tra Bruxelles e Mosca”.

L’iniziativa tedesco-francese ha fatto infuriare i Paesi baltici e la Polonia e messo in allarme l’Ucraina. Il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis l’ha definita “irresponsabile” e un caso di “miopia storica”. La premier estone Kaja Kallas, entrando al vertice Ue, non ha nascosto lo sgomento. “L’ultima volta che abbiamo discusso della Russia abbiamo deciso che era una grande minaccia, mi chiedo cosa sia successo ora, perché è cambiata la posizione dalla scorsa volta. Sono curiosa di sentire cosa hanno da dire”. Il premier olandese Mark Rutte si è chiamato fuori: “Non mi importa se i due presidenti (in riferimento a Charles Michel e Ursula von der Leyen) incontreranno il presidente russo. Io non parteciperò a un incontro con Putin”.

Il governo di Kiev è rimasto di sasso. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha avvertito gli Stati membri della “pericolosità” di tornare al tavolo con Putin. “Le iniziative per riprendere i vertici Ue-Russia senza vedere alcun progresso da Mosca non possono che minare l’efficacia del regime delle sanzioni”, ha affermato dopo un colloquio a Bruxelles con l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera Josep Borrell. Questo “può solo dissuadere ulteriormente la Russia dall’attuazione degli accordi di Minsk” adottati nel 2015 per porre fine alle violenze nell’Ucraina orientale, ha aggiunto. “La decisione di congelare questi incontri al vertice tra l’Ue e la Russia è stata presa nel 2014 in seguito all’offensiva della Russia contro l’Ucraina. Sfortunatamente, la Russia da allora non ha mostrato alcuna intenzione di cambiare la sua politica, sia nei confronti dell’Ucraina che dell’Ue”, ha osservato Kuleba.

L’Ucraina, del resto, ha aumentato il livello di allerta da quando l’amministrazione Usa ha annunciato la sospensione delle sanzioni contro le aziende coinvolte nella costruzione del gasdotto Nord Stream 2, che il presidente Volodymyr Zelensky ha definito una “vera arma nelle mani della Russia”. Il gasdotto, che attraversa il Mar Baltico fino alla Germania, aggira l’Ucraina, che dipende fortemente dalle tariffe di transito del gas dalla Russia per sostenere la sua economia. Ormai il gasdotto – a cui si sono sempre opposti i Paesi dell’Europa orientale – è quasi completo e potrebbe essere inaugurato già quest’anno, a meno che i Verdi – a loro volta contrari al progetto – riescano a conquistare la cancelleria nel voto di settembre.

In un’intervista rilasciata oggi al Financial Times, il candidato cancelliere della Cdu Armin Laschet dichiara che la Germania non può fare a meno del gasdotto: via via che spegnerà le sue centrali elettriche a carbone e i reattori nucleari, diventerà sempre più dipendente dal gas importato. Allo stesso tempo, riconosce che si potrebbe fare di più per proteggere l’Ucraina dalla pressione russa. La Germania – dice – deve impedire che il Nord Stream 2 venga “utilizzato come strumento geopolitico contro l’Ucraina”.

Per quante rassicurazioni si possano dare a Kiev, molti osservatori temono che l’apertura del gasdotto aumenti ancora di più l’influenza di Putin sul mercato del gas europeo. Secondo dirigenti e analisti citati dal FT, in parte lo sta già facendo. Le esportazioni di gas naturale dal monopolio statale russo Gazprom verso l’Europa continentale sono diminuite di circa un quinto nel 2021 sui livelli pre-pandemia, nonostante un forte rimbalzo della domanda e scarse scorte del carburante. Lo squilibrio ha contribuito a portare i prezzi in Europa ai livelli più alti dal 2008, aumentando i costi energetici per le case e le imprese. La riluttanza di Gazprom a incrementare le forniture in Europa attraverso misure più immediate come le vendite sul mercato spot sarebbe una strategia per mettere sotto pressione il mercato, e indirettamente esercitare un pressing sui governi dell’Ue per ‘liberare’ Nord Stream 2.

Ma un conto è, appunto, cedere sul gasdotto, come hanno fatto anche gli americani, un altro è acconsentire alla ripresa di un dialogo ufficiale Russia-Ue, sebbene sulla base di un “impegno selettivo”. Tanto più che la spinta per un dialogo con Mosca arriva nel vivo delle scintille tra Russia e Regno Unito dopo l’‘incidente’ nel Mar Nero, vicino alla Crimea, in un’area che Mosca rivendica come sue acque territoriali. Londra ha fatto sapere che invierà di nuovo proprie navi da guerra nelle acque internazionali al largo della Crimea. Per Mosca, si tratta di “provocazioni deliberate”. La circostanza per cui alcuni big dell’Ue cercano di attivare un summit con Mosca nelle stesse ore in cui il Regno Unito è ai ferri corti col Cremlino mostra un’altra faccia del prisma Brexit. I tempi per un vertice sul modello Ginevra non sono maturi, ma intanto Berlino ha lanciato il sasso, alla luce del giorno.

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