Ti amo. Due parole, semplicemente. Esattamente come due braccia. Braccia che cingono e che avvolgono. Che si fanno concretezza e stabilità.
Ti amo. I love you. Je t’aime. Ti amo in tutte le lingue del mondo e del cuore. Poche e semplici parole dall’intensità struggente se dette con consapevolezza e con piena corrispondenza tra le parole e il vissuto.
L’importanza delle parole per dirlo
Tutti gli innamorati hanno voglia di dirlo e di sentirselo dire, di venire abbracciati dal suono di queste due parole magiche e potenti. Dirlo però non è facile e non tutte le persone che si amano riescono a pronunciarlo. Alcuni si imbarazzano, si sentono mielosi, inadeguati o scontati. Altri non sono abituati a tradurre in parole le emozioni provate perché non lo hanno visto e sentito fare in famiglia, oppure hanno subito dei traumi o degli abbandoni pregressi che sono rimasti ancora dolenti.
Le parole “ti amo”, però, possono essere trasformate in azioni e diventare presenza, dono, sostegno psicologico e tantissimo altro. Talvolta, nei casi di blocchi emotivi o traumi non elaborati e superati, possono diventare parole silenti e mute ed essere tradotte in gesti concreti. Quelle piccole, grandi accortezze che si rivolgono al partner amato per dimostragli il sentimento provato.
Emoticon e parole
Ci stiamo lentamente abituando a tradurre le emozioni provate in emoticon. Faccina sorridente e faccina triste. Pollice in su e pollice in giù. Cuore rosso che batte e cuore infranto che denota un vuoto d’amore. Lacrime, ammiccamenti vari e fiamme che raccontano la passione. Il nostro universo verbale e sentimentale sembra essersi sbiadito per traslocare in un mondo striminzito di chat e di immagini.
Le parole, però, soprattutto in amore, sono un potente afrodisiaco. Le chat con la loro immediatezza sono portatrici sane di emoticon e di immagini a scapito della profondità delle parole.
Un partner innamorato, in maniera seduttiva, sussurra all’orecchio dell’amato parole d’amore intervallati da sospiri di desiderio. Gli innamorati lontani utilizzano le parole per accarezzarsi senza mani e azzerare la distanza, per nutrirsi e nutrire il legame. Le parole curano, abbracciano, accudiscono. Conferiscono spessore e profondità al legame d’amore. Anche sotto le lenzuola le parole hanno un grande potere: amplificano il desiderio sessuale e comunicano le emozioni provate, fungono da ponte levatoio da un partner all’altro.
In un momento storico di visione ad oltranza e di immagini al posto delle parole, la verbalizzazione delle emozioni, l’amore e il desiderio tradotti in parole sono dalla difficile attuazione. Le parole in amore vengono date per scontate e, spesso, non ritenute indispensabili per la costruzione di una coppia.
In realtà, le parole rappresentano un collante per il legame d’amore. Camminano sotto pelle e arrivano in luoghi inesplorati della psiche, attivano emozioni e riflessioni, percorrono sentieri invisibili che nessuna emoticon può imboccare.
Una lettera d’amore può anche essere considerata desueta, ma rimane una forma elegante e incisiva per traferire le proprie emozioni al partner amato.
Una email d’amore e di desiderio, che anticipa e che contiene una fantasia erotica, per esempio, è più audace di mille acrobazie ginniche sotto le lenzuola.
Le parole parlano di noi e per noi, amplificano le nostre emozioni, le mettono a fuoco, le trasferiscono al partner amato.
Quando il silenzio batte le parole. Dirlo o dimostrarlo?
Non tutti gli innamorati riescono a essere verbali in amore. C’è chi tace, chi glissa sulle richieste del partner, chi lo considera superfluo e scontato. E chi risponde “no” al “ti amo” del partner facendolo precipitare nel baratro dell’imbarazzo.
I motivi per cui una persona non pronuncia queste parole, pur essendo innamorato, possono essere tanti: il pudore associato alle parole, la paura di percepirsi eccessivamente vulnerabile, la paura non essere all’altezza di un patto d’amore verbalizzato, la paura che l’altro non ricambi con le stesse parole d’amore e con la stessa intensità e progettualità.
Nell’epoca dell’amore liquido e del carpe diem della passione e della coppia, dire “ti amo” spaventa e sembra essere decisamente anacronistico. Significa esporsi, definire il legame, dichiararsi.
Il “ti amo” attribuisce alla relazione un’identità nuova, lo trasforma in legame stabile, serio, longevo. Queste due semplici parole si fanno promessa, futuro, impegno, profondità del legame.
Alcuni partner hanno paura che dopo aver pronunciato la fatidica frase non possono più tornare indietro, così, pur volendolo dire, tacciono.
Il “ti amo” è l’equivalente verbale di un anello di fidanzamento, di una promessa d’amore, di un patto.
Le parole emotive, però, hanno un grande valore e significato soprattutto quando si costruisce un amore, non se ne può fare a meno. Sono molto diverse da quelle concrete e di servizio, fanno sentire il partner parte integrante di qualcosa di importante, di un progetto, di un legame. Lo fanno sentire unico e speciale.
Uomini afoni, donne verbali? Oltre ogni stereotipo di genere
Tra i vari stereotipi di genere, uno è particolarmente resistente e longevo. Sopravvive alle modifiche epocali e ci tramanda uomini afoni in amore e donne verbali.
Culturalmente siamo abituati a considerare le donne più inclini alla verbalizzazione delle emozioni, mentre gli uomini per pudore e per mancanza di quella indispensabile palestra emotiva sembrano essere un po’ più silenti.
Può capitare che alcuni uomini si percepiscano impacciati nel dire “ti amo”, come se queste parole gli conferissero una dote di vulnerabilità estrema.
In generale le donne sono più allenate fin da piccole ad utilizzare il linguaggio emotivo e si sentono più a proprio agio nel tradurre i sentimenti in parole.
La capacità di verbalizzare o meno le emozioni provate, in realtà, non dipende dal genere ma dalla famiglia d’origine. Da come ogni partner è stato educato, amato, accudito, nutrito, e dagli eventuali traumi subiti.
L’amore è un insieme di azioni, ha bisogno di fatti e di parole. Di pelle e di sensi. Di promesse e di futuro. Perché amore non è soltanto amare. Il primo accade, il secondo si fa.
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