Per il terzo anno consecutivo. I dati inchiodano la Cina alla decrescita demografica. Il numero totale di persone è calato di 1,39 milioni, attestandosi a quota 1,408 miliardi (rispetto a 1,409 miliardi del 2023). Secondo i dati diffusi dall’Ufficio di Statistica, c’è stato però un balzo delle nascite: 9,54 milioni rispetto ai 9,02 milioni del 2023, con il tasso di natalità salito a 6,77 nascite ogni 1.000 persone nel 2024 (6,39 ogni 1.000 persone nel 2023). Ma i demografici non si fanno illusioni: l’incremento delle nascite, registrato lo scorso anno, è un effetto di rimbalzo dovuto all’aumento dei matrimoni, dopo la “pausa forzata” dovuta al Covid, aumento pari al 12,4%. Il numero di decessi è stato, invece, di 10,93 milioni nel 2024 rispetto a 11,1 milioni nel 2023.
Oggi più di un quinto della popolazione cinese ha 60 anni o più, pari a 310,3 milioni (il 22% della popolazione totale). E le stime dipingono un futuro non certo incoraggiante. Secondo le Nazioni Unite, la popolazione cinese potrebbe scendere a poco più di 1,3 miliardi entro il 2050, con il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni destinata quasi a raddoppiare.
“I dati non fanno che rafforzare il nuovo paradigma demografico in cui si trova la Cina”, ha detto al Financial Times, Stuart Gietel-Basten, professore presso l’Università di scienza e tecnologia di Hong Kong. “Il calo demografico non è più un’anomalia, è la nuova normalità”. Per Yun Zhou, professore associato di sociologia presso l’Università del Michigan “gran parte del declino della popolazione cinese è radicato in ragioni strutturali: senza trasformazioni forti, dal rafforzamento della rete di sicurezza sociale all’eliminazione della discriminazione di genere, la tendenza al declino della popolazione non può essere invertita”.
La popolazione del gigante asiatico appare “tagliata” da una serie di squilibri, a cominciare da quello di genere. Secondo il rapporto lo squilibrio tra i sessi è pari a 104,34 uomini ogni 100 donne.
Quali sono le cause di un declino, che peraltro apparenta la parabola cinese a quella di altri Paesi asiatici, a cominciare dal Giappone e dalla Corea del Sud? Per gli esperti la tendenza non può essere ascrivibile a una sola causa. Siamo davanti a un fenomeno complesso “a molte teste”. Sicuramente Pechino oggi paga i costi della devastante politica del figlio unico, che per oltre 40 anni ha imbrigliato la crescita cinese. Tra le cause della depressione demografica viene oggi annoverata la sempre più spinta urbanizzazione, con i corollari del costo della vita – economico e emotivo – sempre più alto. Nel 2024 10 milioni di persone in più si sono trasferite nelle metropoli. Il tasso di urbanizzazione ha raggiunto il picco del 67%, in aumento di quasi un punto percentuale rispetto all’anno precedente. L’urbanizzazione ha effetti “congelanti” sulla crescita della popolazione. Come ha scritto la Reuters, “nelle città, le persone hanno meno figli a causa degli alti costi degli alloggi, dello spazio limitato, dell’istruzione costosa e perché trascorrono la maggior parte della giornata al lavoro”.
Non solo. L’effetto combinato dell’inquinamento e dello stress, portati non proprio eludibili della vita urbana, indebolisce la fertilità. In Cina i tassi di infertilità di coppia sono aumentati dal 2% negli anni ’80 al 18%: sono più alti della media globale, pari al 15%.
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