La Cina è pronta ad abbandonare ogni restrizione sulle nascite? I tempi sono maturi per l’ultimo strappo, quello che manderebbe in soffitta per sempre la pianificazione familiare, quel gigantesco esperimento di ingegneria sociale che, per oltre 40 anni, ha frenato la crescita demografica del gigante asiatico e generato una serie di squilibri (irreversibili?) nella società cinese? Le voci sono sempre più insistenti. E il passaggio epocale potrebbe concretizzarsi già nel corso della seconda sessione del 14° Congresso nazionale del popolo, in programma dal 4 marzo. Dopo l’abolizione della politica del figlio unico e l’introduzione del limite dei tre figli per coppia, Pechino potrebbe eliminare qualsiasi vincolo alla natalità, “liberalizzando” così completamente le nascite. Una vera e propria rivoluzione culturale dettata dalla “depressione demografica”, l’arretramento sempre più pronunciato della popolazione: il gigante asiatico è “dimagrito” di 2,08 milioni di persone nel 2023, arrivando così a 1,40967 miliardi di abitanti.
La proposta è arrivata da Xiong Shuilong, membro del Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Cppcc): per dare slancio alla curva demografica è necessario “abolire completamente i limiti al numero di figli”. Allo stesso tempo, è indispensabile “dare ai genitori non sposati o single lo stesso diritto di godere delle politiche di sostegno alla maternità”, ha sostenuto Xiong nella bozza della sua proposta che sarà presentata durante le due sessioni.
La “liberalizzazione” delle nascite servirà a invertire la rotta e a risvegliare una curva demografica esangue? Una cosa è certa: la crisi richiede una serie di interventi. Urgenti. Lo si legge nel report rilasciato dal think tank cinese YuWa Population Research che ha evidenziato come crescere un figlio sia oggi estremamente costoso in Cina. «Se l’attuale tasso di fertilità estremamente basso non può essere migliorato, la popolazione cinese diminuirà rapidamente e invecchierà, il che avrà un grave impatto negativo sull’innovazione e sulla forza nazionale complessiva», ha ammonto il rapporto.
I dati catturano l’ampiezza della crisi demografica. La popolazione cinese è diminuita di 2,08 milioni di persone nel 2023, arrivando a 1,40967 miliardi, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica. Il dato è ben al di sopra del calo demografico di 850mila unità registrato nel 2022 – legato soprattutto allo tsunami Covid –, il primo dal 1961, quando la “Grande carestia” travolse il Paese. Nel 2023 sono nati 9,02 milioni di bambini, con un tasso di natalità di 6,39 ogni mille persone. Nello stesso anno sono morte 11,1 milioni di persone, pari a un tasso di mortalità del 7,87 ogni mille persone. La sproporzione tra i generi rimane drammatica: la popolazione maschile è di 720,32 milioni, superando la popolazione femminile (689,35 milioni). La popolazione in età lavorativa (16-59 anni) ammonta a 864,81 milioni, pari al 61,3% della popolazione totale. Altro “sintomo” della depressione demografica è la caduta del numero di matrimoni: nel 2022 sono stati 6,8 milioni, con una diminuzione del 10,5% rispetto al 2021. Nel 2013 erano quasi il doppio.
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