La app Convy School è il primo tool digitale pensato per prevenire il cyberbullismo. Nata dall’intuizione imprenditoriale di Valerio Pastore, esperto di sicurezza informatica e di crittografia militare, si inserisce nel progetto della B-Corp Convy, che festeggia il suo primo anno, per l’educazione di ragazzi, famiglie e Scuole alla prevenzione e contrasto del fenomeno attraverso l’uso consapevole del web.
Oltre 400 le scuole su territorio nazionale che hanno aderito al suo progetto, basato su una tecnologia in grado di aiutare le scuole ad applicare le disposizioni contenute nel Legge 71 del 2017. «Siamo orgogliosi di questo primo traguardo, che dimostra quanto gli istituti scolastici siano sensibili al tema e intendano affrontarlo insieme ai propri studenti. L’App di Convy School facilita la comunicazione tra gli studenti e la scuola, dotandoli di uno strumento familiare grazie al quale sentirsi liberi di confidarsi in totale riservatezza, segnalando i casi critici senza paura”, racconta Giovanna Chiesa, Ceo di Convy.
Inoltre, Convy School agevola il referente scolastico nel monitoraggio e individuazione dei casi potenzialmente pericolosi, permettendo, inoltre, l’analisi dei dati anonimi da parte delle istituzioni per monitorare e tracciare il fenomeno. Fra i partner del progetto Convy School figurano: Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Lega Pro, Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile, Federazione Italiana di Atletica Leggera, Fondazione Torino Wireless, F.I.R. Italia (Federazione Italiana Rugby).
L’impatto della pandemia
La nuova normalità portata dalla pandemia e la didattica a distanza hanno acuito il senso di isolamento dei ragazzi: sempre più presenti online, eppure ancora più soli ed esposti agli attacchi della rete, pericolosa cassa di risonanza per bullismo e cyberbullismo, due facce della stessa medaglia in preoccupante ascesa. Nel 2021, il numero di casi di vessazioni online fra ragazzi è cresciuto del 59 per cento: in Italia ne è vittima il 37 per cento degli studenti fra i 13 e i 15 anni, mentre un ampio 31 per cento ha subito violenza fisica. «La pandemia degli ultimi due anni ha, purtroppo, accelerato ed esasperato gli atti di cyberbullismo e creato le cosiddette “classi connesse”. Questo significa che la scuola non finisce più quando suona la campanella e gli studenti vanno a casa e così, anche gli atti di bullismo che un tempo rimanevano confinati all’interno dell’istituto, proseguono spesso in rete. Chi subisce atti di cyber bullismo si sente assediato, inseguito anche dentro casa propria, senza possibilità di rifugio o via di fuga. I ragazzi e le ragazze che subiscono atti di bullismo e cyberbullismo non solo hanno problemi di apprendimento scolastico ma spesso affetti di medio lungo termine sulla salute psico-fisica», dichiara Chiesa.
Presidi anti-bullismo in meno di una scuola su due
Nonostante l’impegno e le disposizioni normative, manca ancora un sostegno adeguato alle Scuole per l’attivazione dei presidi anti-bullismo previsti dalla Legge 71 del 2017. È ancora sconosciuta, in molte realtà, la figura del docente referente: solo l’11,5 per cento delle Scuole conosce in maniera approfondita le linee guida Orientamento 2021 e meno della metà ha attuato il protocollo di presa in carico delle situazioni di bullismo e cyberbullismo.
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