Il nucleare francese e britannico oggi

by • 30 marzo 2025 • ESTERI, Visualizza in HomeCommenti disabilitati su Il nucleare francese e britannico oggi110

Il nucleare francese oggi
La Francia di oggi non ha più i missili balistici terrestri S-3, Pluton e Hadès. Prima fra le potenze nucleari, ha ratificato i trattati di non proliferazione e d’interdizione completa degli esperimenti nucleari. Ha smantellato il sito di prove a Mururoa, affidando ai simulatori il compito di produrre gli effetti degli esperimenti termonucleari fisici. Continua però i test missilistici, privi di testate reali, e ne concepisce di ammodernati e nuovi. Ha ancora due componenti operative pronte al fuoco nucleare: quella sottomarina, sempre in evoluzione, e quella aerea, ispirata ai criteri della ‘stretta sufficienza’, garanzia di una capacità dissuasiva che, pur ridotta rispetto al passato, è parte della logica aberrante della guerra nucleare. Una logica declinata alla francese, con assetti insieme limitati ma sufficienti a infliggere danni incommensurabili all’avversario, anche in caso di distruzione totale del Paese. Una rappresaglia affidata soprattutto sottomarini nucleari lanciamissili balistici, impiegati da mezzo secolo per proteggere la sovranità nazionale, 24 ore su 24, e ai più vulnerabili aerei dell’aeronautica, pronti al decollo dal 1964, ieri armati con bombe, e oggi equipaggiati con missili nucleari bi-trisonici, con i limiti stabiliti dall’ordinamento giuridico.

Il nucleare britannico oggi
Unica fra le potenze nucleari, la Gran Bretagna opera con una sola componente: quella sottomarina, armata di missili Trident che, pur essendo di provenienza statunitense, sono in pieno controllo operativo britannico, in una catena di comando che parte dal Primo ministro e scende fino al comandante di unità. Il premier è infatti l’autorità preposta all’ordine di fuoco nucleare, anche se la dottrina del paese prevede il ricorso alle armi nucleari nell’ambito di una risposta generale della Nato. L’arsenale è inferiore per numero e flessibilità a quello francese: 225 testate, sembra in crescita, 120 delle quali pronte all’impiego sui quattro sommergibili Vanguard, con un carico utile di 16 missili da 8 testate l’uno. Come altre potenze anche il Regno Unito lavora e potenzia le sue capacità: sta sviluppando una nuova testata e una nuova classe di battelli nucleari lanciamissili, accontentandosi per ora di un deterrente minimo. Coopera nuclearmente con la Francia, nell’ambito del trattato Teutates, previsto dal patto bilaterale Lancaster House (2010), ineguagliato da accordi omologhi e foriero di strumenti comuni per garantire la credibilità dei rispettivi deterrenti, a partire dallo sfruttamento congiunto del laboratorio radiografico Epure della Borgogna e del Centro di sviluppo tecnologico comune di Aldermaston. Donald Trump permettendo, la base aerea di Lakenheath potrebbe tornare ad ospitare armi nucleari statunitensi, come negli anni bui della prima guerra fredda. Lo sospetta un recente rapporto della Federazione degli scienziati americani.

La condivisione nucleare in ambito Nato
Piaccia o meno, la Nato è anche un’alleanza nucleare, dotata di armi, dottrina (eminentemente difensiva), meccanismi di pianificazione e procedure operative. Dispone di un gruppo di pianificazione ad hoc, organo di alto livello che si riunisce una volta all’anno, portando intorno a un tavolo i ministri della difesa dell’Alleanza, con l’eccezione francese. Affina pure i muscoli, esercitandoli con le manovre Steadfast Noon, e tramite il meccanismo dei vettori di lancio a doppia chiave è tributaria di un centinaio di bombe statunitensi della serie B-61, schierate in cinque paesi, Italia compresa (Ghedi-Torre e Aviano), oltre che in Belgio, Germania, Olanda e Turchia. Solo gli americani hanno i codici di attivazione e il controllo generale delle testate, ma il paese ospitante e possessore dei cacciabombardieri a doppia capacità può opporsi agli eventuali raid, soprattutto per ragioni di opportunità politica.

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