Una piccola rivoluzione? O una mossa disperata? Il Giappone, alle prese con una drammatica depressione demografica, prova a scardinare uno dei pilastri della sua way of life: l’identificazione tra vita e vita professionale. A fare da apripista sarà il governo metropolitano di Tokyo, la megalopoli da quasi 10 milioni di abitanti che “taglierà”, a partire dal mese di aprile del prossimo anno, la settimana lavorativa ai suoi dipendenti, riducendola a 4 giorni.
“La flessibilità negli stili di lavoro è fondamentale“, ha detto la governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, illustrando la misura. “L’emancipazione delle donne, un obiettivo che è rimasto molto indietro rispetto al resto del mondo, è una questione di lunga data nel nostro Paese”, ha quindi aggiunto. La filosofia del provvedimento è (apparentemente) semplice: concedere più spazio alla vita privata dei giapponesi. Tempo “recuperato” dalla tirannia del lavoro da dedicare alla famiglia e alla cura dei bambini. In realtà siamo davanti a un piano ambizioso che mira a “sovvertire”, o quanto meno, “ad addolcire” la spietata cultura del lavoro che contrassegna il Giappone contemporaneo. Gli orari massacranti, ha scritto la Cnn, “sono da tempo un problema per le aziende giapponesi, dove i lavoratori spesso soffrono di rischi per la salute e, in casi estremi, di “karoshi“, un termine che significa morte per eccesso di lavoro”.
Basterà per invertire la curva demografica? Il governo giapponese ha già spinto per una serie di politiche “ora o mai più” per invertire la crisi, tra cui garantire agli uomini di prendere congedi di paternità ma i risultati (per ora) latitano.
Una cosa è certa, come sottolineato più volte dai premier giapponesi. Il tempo stringe e l’assottigliamento progressivo della popolazione e il suo invecchiamento pongono sfide non più rinviabili. A tutti i livelli, da quello sanitario a quello pensionistico, passando per la tenuta del sistema produttivo del Paese. I dati catturano tutta la drammaticità della crisi. Il tasso di fertilità del Paese è sceso a soli 1,2 figli per donna nel 2023, ben al di sotto dei 2,1 necessari per la sostituzione della popolazione, secondo quanto certificato dal ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare. Nel 2023 la nazione ha registrato solo 727.277 nascite. Un minimo storico. Non solo: secondo i modelli elaborati dal National Institute of Population and Social Security Research, la popolazione giapponese diminuirà del 30% entro il 2070. Il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni sarà pari al 40% del totale della popolazione.
Tokyo farà proseliti? Come risponderanno le altre nazioni asiatiche che fronteggiano gli stessi problemi? Al momento il Giappone non è solo: Singapore ha introdotto nuove linee guida che richiedono a tutte le aziende di prendere in considerazione le richieste dei dipendenti per accordi di lavoro flessibili, tra cui settimane lavorative di quattro giorni o orari scaglionati.
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