I primi bilanci sull’andamento del turismo in Italia sono molto negativi, e in modo generalizzato: finora ci sono state perdite sia nelle regioni del Nord che in quelle del Sud, sia nelle località di mare che in quelle di montagna e nelle città d’arte, anche se in queste settimane di agosto ci sono alcune differenze tra luogo e luogo. E le previsioni dei prossimi mesi non sembrano essere migliori. Tra le cause principali: l’assenza di stranieri e la difficoltà economica delle persone. Il turismo, in Italia, è un settore che genera il 13 per cento del nostro Prodotto interno lordo.
Premessa
Le statistiche sul turismo sono complesse perché devono misurare un fenomeno che, come spiega l’ISTAT, «non riguarda un unico comparto ma un insieme di servizi anche fortemente eterogenei». In Italia, nell’ambito del sistema delle statistiche ufficiali, l’ISTAT e la Banca d’Italia conducono diverse rilevazioni sui fenomeni turistici sia dal punto di vista dell’offerta che della domanda. La diffusione dell’epidemia da Covid-19 ha avuto però delle conseguenze sulle rilevazioni stesse, determinandone in alcuni casi l’interruzione. Per questo motivo, i dati parziali di queste indagini, diffusi con cadenza mensile, si fermano per ora allo scorso aprile-maggio.
Qualche informazione utile la si può comunque ricavare dalle associazioni di categoria. Federalberghi, organizzazione nazionale che rappresenta gli albergatori italiani, tramite il proprio osservatorio che monitora mensilmente un campione di circa duemila alberghi ha raccolto diversi dati parlando, in generale, di sistema dell’ospitalità “flagellato” dal coronavirus.
Qualche dato
A seguito dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, Federalberghi ha raccontato di «un vero e proprio tracollo delle presenze negli esercizi ricettivi». Il 2020 era iniziato con un aumento delle presenze a gennaio rispetto all’anno precedente (+3,8 per cento per gli stranieri e +4,8 per cento per gli italiani). A febbraio si è registrato un primo lieve calo che a marzo ha raggiunto, prevedibilmente, percentuali molto alte: il 92,3 per cento per gli stranieri e l’85,9 per cento per gli italiani. Ad aprile e maggio il mercato si è completamente fermato (nell’insieme -97,8 per cento e -94,8 per cento).
I dati di giugno dicono che il mercato domestico (quello dei turisti italiani che restano in Italia) è a meno 67,2 per cento. E le riaperture dei confini all’interno dell’area Schenghen non hanno portato stranieri (meno 93,2 per cento). A giugno il calo generale delle presenze è stato dell’80,6 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
I dati di luglio del Centro studi di Federalberghi dicono che c’è stato un calo generale delle presenze del 51 per cento (meno 76,4 per cento gli stranieri, meno 24,5 per cento gli italiani). Il fatturato delle strutture che hanno preso parte alla ricerca sarà più che dimezzato rispetto al luglio 2019. Per agosto non ci sono ancora dati, ma le prime impressioni mostrano una situazione migliore nelle aree più interessanti per il turismo italiano estivo (il mare, la campagna prossima al mare per esempio in Puglia e Toscana) e peggiore per esempio nelle più famose città d’arte che d’agosto sono di solito raggiunte soprattutto dagli stranieri.
Dove?
Rispetto alla media, le perdite maggiori per il turismo riguardano appunto le città d’arte, luoghi legati in modo massiccio alla presenza di stranieri, dicono da Federalberghi. Marco Michielli, vice presidente nazionale, intervistato qualche settimana fa dal Corriere, ha portato l’esempio di Venezia, realtà che lavorava quasi esclusivamente con gli stranieri dove è mancato, dice, il 90 per cento delle presenze. Alle Cinque Terre, zona legata tradizionalmente alla presenza di americani, australiani e nord europei, si parla di un meno 75-80 per cento. Un’indagine interna di Firenze Convention Bureau, associazione nata per promuovere Firenze come meta per eventi e congressi, dice che in città c’è stato «un crollo verticale» degli arrivi internazionali, con punte del meno 70 per cento, calo non compensato dal turismo domestico.
Le perdite minori si sono avute finora nelle zone di vacanza più di prossimità, facilmente raggiungibili anche solo per il fine settimana come la riviera romagnola o quella veneta, ma anche in questo caso si è ben lontani dalla normalità e le spiagge affollate che si vedono in alcune immagini o in tv mostrano in realtà, ha spiegato Michielli, «escursionisti giornalieri» o vacanzieri «mordi e fuggi» che si limitano a spostamenti per i week end. Segnalazioni da diverse regioni parlano di richieste maggiori nella prima metà di agosto, ma con l’impressione che si tratti di un periodo molto contenuto, e comunque con una minor disponibilità di strutture di accoglienza.
I dati dalle singole regioni sono in linea con il calo generale: dall’Osservatorio Pugliapromozione ci fanno sapere che a giugno la domanda è calata del 70 per cento, sulle Dolomiti dell’80 per cento, in Liguria (il dato è di Federalberghi) le perdite sono intorno al 75 per cento e in Sardegna del 95 per cento, mentre sempre in Sardegna la previsione per luglio è di un calo del 70 per cento, complice la difficoltà a raggiungere l’isola. Secondo una ricerca della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, l’effetto della crisi sanitaria ha portato a una riduzione del 36 per cento del numero di combinazioni possibili per raggiungere la regione e a un aumento medio delle tariffe: il costo medio per un viaggio in Sardegna (andata e ritorno per una famiglia tipo di quattro persone) è aumentato di circa 100 euro rispetto a ferragosto 2019.
Perché?
Per quanto riguarda gli stranieri, l’apertura delle frontiere interne all’area Schengen ha fatto sentire i propri effetti solo in minima parte. Permane poi il blocco di alcuni mercati strategici per il turismo italiano come Stati Uniti, Russia, Cina o Australia.
Per gli italiani, la difficoltà ad andare in vacanza ha a che fare con varie questioni: per cercare di recuperare i mesi di inattività molti negozi, ristoranti e bar non chiuderanno (e ci sono diverse conferme dalle associazioni di categoria, in questo senso); c’è poi il caso di chi ha consumato – o è stato costretto a consumare – le ferie durante il periodo di lockdown; oltre a una riduzione del reddito a causa della cassa integrazione, della contrazione dei consumi e del blocco delle attività, Federalberghi segnala anche la riduzione della capacità dei mezzi di trasporto, la cancellazione degli eventi e «i timori di varia natura che comprensibilmente animano le persone».
L’Osservatorio Pugliapromozione ha commissionato a SWG una ricerca sul comportamento di consumo dei turisti per l’estate 2020 da cui risulta che il 64 per cento dei viaggiatori mostra un livello di preoccupazione elevato rispetto al rischio di infettarsi.
A tutto questo va aggiunta anche la riduzione dell’offerta dell’ospitalità, a cui si deve anche l’impressione di “tutto esaurito” che si è avuta in alcune regioni in questi ultimi giorni: «Paradossalmente» scrive Federalberghi «contribuisce al disastro una sorta di circolo vizioso. Mancando la clientela, diversi albergatori preferiscono chiudere e riaprire in tempi migliori; ma con meno hotel a disposizione molti turisti non prenotano e restano a casa». La ricerca di Firenze Convention Bureau dice ad esempio che in città, sul fronte dell’offerta, solo il 40 per cento degli hotel risulta aperto, con un’occupazione media per il mese di agosto del 24 per cento e tariffe inferiori anche del 35 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dall’analisi dei dati di Airbnb sulle strutture extra-alberghiere risulta poi che gli annunci, e quindi gli alloggi, sono passati dai 380 mila del luglio 2019 ai 240 mila di luglio 2020, con una riduzione del 37 per cento.
Per quanto riguarda il “bonus vacanze”, cioè il bonus del governo per le famiglie con un reddito ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) inferiore a 40 mila euro, all’inizio di agosto la ministra dell’Innovazione tecnologica Paola Pisano ha comunicato che il numero di persone che l’hanno ricevuto ha superato un milione per un corrispettivo di 450 milioni di euro. Oltre 140 mila bonus sono già stati spesi, ha detto il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, per un valore di 60 milioni di euro. Secondo gli ultimi dati riportati dal ministero, fino ad ora la maggior parte dei bonus è stata utilizzata in Emilia-Romagna (16 per cento), Puglia (10 per cento) e Toscana (7 per cento). L’Emilia-Romagna è anche la regione con il maggior numero di strutture che aderiscono al bonus che, in tutt’Italia, sono al momento circa 10 mila.
Il 2020
Ad oggi le strutture turistico-ricettive italiane dicono di aver perso oltre 159 milioni di presenze. Nel 2020, in generale, si prevede la perdita di oltre 295 milioni di presenze (meno 68,7 per cento rispetto al 2018, come se su un viaggio da 10 notti, se ne cancellassero 7), con un calo di fatturato del settore ricettivo pari a quasi 16,3 miliardi di euro (meno 69 per cento).
Le ripercussioni di questa situazione sul mercato del lavoro saranno pesanti: a giugno 2020 sono andati persi 110 mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura (meno 58,4 per cento), e per i prossimi mesi sono complessivamente a rischio altri 140 mila posti di lavoro temporanei.
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