Dopo quattro edizioni saltate causa crisi, Covid e altre tristezze assortite, il Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra torna nel suo vero domicilio, quello svizzero. Dopo due “trasferte” in Qatar, il ricco socio degli organizzatori dell’evento che hanno consentito di dare nuovamente visibilità a questa storica esposizione di automobili e tecnologie.
Sono passati cinque anni, e tutto è cambiato. Per il mondo dei motori, ma non solo. Non è più tempo di Saloni, sempre meno attrattivi per chi dovrebbe esporre le proprie novità. E soprattutto l’automobile non è più al centro del mondo, e il mondo dell’automobile ha cambiato il suo centro geografico. Ginevra lo dimostra in maniera inequivocabile, prima di tutto guardando ai costruttori assenti (che sono la stragrande maggioranza), e poi “pesando” le presenze effettive. Solo il Gruppo Renault tra i grandi marchi non ha voluto perdersi l’appuntamento. Il resto è Cina, abbondantemente Cina, il Paese che regge ormai da solo la metà della produzione mondiale e gran parte del mercato globale.
A favore degli espositori era stato progettato anche uno schema vantaggioso per l’affitto degli spazi e l’allestimento degli stand, ma non è bastato lanciare una formula low cost, con stand chiavi in mano, che i partecipanti non avrebbero dovuto nemmeno costruire. Per la prima volta nella sua storia, il Salone di Ginevra sarà suddiviso in quattro aree tematiche diverse, con l’Adrenaline Zone dedicata alle vetture sportive, il Design District pensato per valorizzare lo stile, il Mobility Lab che ospita le nuove forme di mobilità e il Next World Experience, una arena per il gaming e la simulazione di guida. Solo undici brand del settore automotive (erano 75 nel 2019): Renault e Dacia, Byd, ErreErre, Isuzu, Kimera, Lucid, MG, Microlino, Pininfarina, Totem.
Anche quest’anno il palcoscenico è quello del Palexpò, il centro espositivo di Ginevra collocato di fronte all’aeroporto, dove – come d’abitudine – è sempre più difficile arrivare in auto. La regione ginevrina del resto, e la Confederazione Elvetica, non vedono l’automobile con un occhio di riguardo, spingendo molto di più sul trasporto collettivo. Non a caso proprio su lungo lago di Ginevra è stata esposta una delle opere dello scultore Philippe Geluck, il cui grande gatto – simbolo del mondo naturale – schiaccia con il suo peso ciò che resta di un’automobile.
Per l’edizione del centenario gli organizzatori non si attendono certo i 600mila visitatori dell’ultimo vero evento, quello del 2019. “Il nostro obiettivo – hanno dichiarato – è raggiungere il numero di 200mila presenze, anche perché il formato 2024 è più compatto”.
Le novità principali. Protagonista annunciata del Salone è la nuova Renault 5 E-Tech, al debutto mondiale, che racconta la tanto attesa rinascita in chiave elettrica di uno dei modelli più rappresentativi dell’industria automobilistica francese, prodotto dal 1972 al 1984 in oltre 5 milioni di esemplari. Debutto pubblico anche per la rinnovata Dacia Spring, che dall’estate arriverà anche in Italia con una edizione 2024 dal prezzo ancora da definire e look ispirato al Suv Duster. Per quanto riguarda invece i costruttori cinesi, c’è attesa per la nuova city car MG3, esposta a Ginevra in anteprima mondiale dalla britannica MG Motor, controllata dall’asiatica Saic. Anche Byd ha scelto Ginevra per un passaggio piuttosto importante della sua storia, ovvero l’ingresso nella sua gamma finora solo elettrica del suo primo modello ibrido plug-in destinato al nostro mercato, il crossover Seal U DM-i.
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