Siamo in piena fase 2 covid ma non possiamo ancora dire, con certezza, che il peggio sia passato. La fase di isolamento, quella più restrittiva che ci ha portato a vivere lontano da tutto e da tutti, non è stata facile per nessuno. Le conseguenze del post-quarantena, stando a quanto appurato da uno studio condotto dagli esperti, sono molteplici. La metà degli italiani, infatti, si trova a fare i conti con disagi personali e con problemi di coppia.
Durante questa emergenza il rischio di sviluppare disturbi mentali o comunque di sperimentare sintomi psicologici legati proprio all’emergenza sanitaria e alle conseguenze dell’isolamento e della quarantena è decisamente alto. Se dovessi fare una classifica dei disturbi mentali o sintomi psicologici che ho visto presentarsi con maggiore frequenza tra i miei pazienti citerei sicuramente l’ansia (sia di essere contagiati che di contagiare), stress (come l’insonnia), panico, agorafobia e burnout”, spiega Giuseppe Iannone, psicologo psicoterapeuta e sessuologo.
Quando bisogna dunque preoccuparsi? “È quasi inevitabile per ciascuno di noi aver esperito più alti livelli di stress rispetto a qualche mese fa. Fin qui nulla di male perché si tratta di reazioni tutto sommato normali a una condizione di emergenza. Invece alcune persone sviluppano risposte emotive e comportamentali anomale e sproporzionate. I campanelli di allarme sono: umore depresso, tristezza, preoccupazione, ansia, insonnia e bassi livelli di concentrazione che compromettono un normale funzionamento in ambito sociale, lavorativo, scolastico o in altre aree importanti della vita dell’individuo”, precisa l’esperto.
Post-quarantena: la solitudine mette a nudo
Dall’analisi dei dati, a turbare gli utenti è stata soprattutto la reclusione. L’aver passato intere giornate chiusi in casa, infatti, ha costretto gli italiani a passare molto tempo soli con se stessi. La solitudine può dunque essere percepita negativamente e avere ripercussioni sulla propria psiche?
“Non è tanto la solitudine a causare effetti negativi quanto cosa ci facciamo con essa. Per alcuni, una delle conseguenze deleterie della solitudine è la noia. Nella noia nulla più ci interpella, ogni progetto viene troncato addirittura sul nascere, il tempo rallenta, sembra non passare mai, diventa pesante, un nemico addirittura da ‘ammazzare’. La quarantena poi ha costretto ciascuno di noi a fare esperienza non solo della solitudine ma anche dei propri limiti e della propria finitezza. Il ritrovarci improvvisamente di fronte alla nostra finitezza spaventa perché ciò viene percepito come un rischio. E infatti la paura e l’angoscia possono procedere proprio a partire da condizioni di solitudine e debolezza”, spiega l’esperto.
Come reagire allora agli effetti negativi causati dall’isolamento e dalla solitudine? “Occorre innanzitutto guardare al di là del presente. Siamo sempre proiettati verso il futuro. Anche quando questo non è molto prevedibile o quando è addirittura spaventante, come sta accadendo in questa stagione. Occorre riorganizzare priorità, progetti, chiuderne di vecchi e aprirne di nuovi. Avere così tanto tempo non è una condanna ma un lusso”, chiarisce lo psicologo.
Crisi di coppia e benessere interiore
Durante l’isolamento, oltre a mettere in discussione se stessi, a finire sotto la lente d’ingrandimento è stata anche la propria relazione sentimentale. La convivenza forzata e prolungata ha condannato molte coppie. Il 27% si trova infatti ad affrontare un momento di crisi. “Trascorrere tutto il giorno assieme al partner può essere vissuto come limitante. Stando assieme tutto il giorno sono molti i momenti di silenzio e di noia”, spiega lo psicologo.
Esiste un modo per rivitalizzare il rapporto? “Non lasciate che la convivenza fisica forzata diventi anche convivenza emotiva e psicologica. Ritagliatevi almeno un terzo della giornata per stare da soli. Ora che siamo in fase due sono aumentate anche le possibilità di uscire di casa: se vi siete accorti che trascorrere troppe ore assieme al partner può diventare deleterio per la coppia è finalmente giunto il momento di potervi dedicare a un’attività all’aperto e in solitaria”, consiglia l’esperto.
Ebbene sì, inevitabilmente l’andamento (positivo o negativo) della relazione va a influire sul proprio benessere interiore: “È evidente come il rapporto con l’altro sia costitutivo della nostra identità. Questo è particolarmente vero per le personalità ‘eterodirette’, ossia per quegli individui il cui senso di stabilità personale è mantenuto a partire da una sintonizzazione e centratura sull’altro. Nel momento, per esempio, in cui la relazione vacilla, è molto probabile che questi individui sperimentino un senso di vuoto angosciante che pervade la loro intera esistenza, quasi la persona non riuscisse a definirsi in assenza della relazione”, spiega lo psicologo. A valutare attivamente lo stato dei propri legami affettivi e a rimettere eventualmente in discussione equilibri e dinamiche di coppia è stato il 21% degli utenti.
Il pensiero dell’ex: passato vs futuro
Curioso ma vero: durante il lockdown, complice una situazione sentimentale poco soddisfacente, 1 utente su 10 si è ritrovato a pensare con nostalgia al proprio ex.
Come si spiega? “A prima vista un tale pensiero potrebbe sembrare lecito, normale. Eppure, se andassimo a indagare meglio, ci accorgeremmo di come la fine di una relazione affettiva simboleggi una perdita molto più vasta, che è quella del presente e del futuro. Ciò avviene quando il passato diventa così ipertrofico da inglobare sia il presente, che diventa il tempo della sofferenza, sia il futuro, che non dischiude più alcuna progettualità. Quando ripensiamo alle storie passate non è raro assistere a fenomeni di ‘bias mnestici’: il nostro stato emotivo del momento è in grado di influenzare la qualità del ricordo. Così è probabile che quando ci sentiamo tristi guardiamo con nostalgia ai giorni sereni trascorsi assieme al nostro partner. Contemporaneamente, narcotizziamo ogni ricordo dei giorni meno felici in sua compagnia”, spiega l’esperto.
Come gestire dunque la situazione, in quale direzione bisogna guardare?
“È importante lasciare ‘passare il passato’ e tendere verso l’avvenire poiché solo nel desiderio e nella speranza il futuro può schiudersi e passato e presente possono essere oltrepassati”, conclude l’esperto.
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