Chi eletto in politica non farà più il giudice

by • 1 marzo 2022 • In evidenza, SOCIALECommenti disabilitati su Chi eletto in politica non farà più il giudice350

Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario con le norme sullo stop alle porte girevoli. A quanto si apprende, il via libera è stato all’unanimità. Il vertice a Palazzo Chigi è terminato una decina di minuti dopo le 14. Inizialmente convocato alle 10, è slittato alle 11, ed è iniziato dopo le 12 a causa di un ulteriore rinvio chiesto da Forza Italia. Il Consiglio dei ministri è stato non a caso preceduto da una riunione tra il premier, la Guardasigilli Marta Cartabia e i capi delegazione delle forze di maggioranza, per sciogliere i nodi della riforma sull’organo di autogoverno della magistratura.

Draghi: no fiducia su riforma, serve coinvolgimento partiti
«C’è stata condivisione della riforma e delimitazione delle aree con differenze di vedute e impegno ad adoperarsi con i capigruppo per avere priorità assoluta in parlamento entro l’elezione del nuovo Csm». Così il premier Mario Draghi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, che ha evidenziato la necessità di un pieno coinvolgimento delle forze politiche. Di qui la decisione di non porre la questione di fiducia. «È un provvedimento di portata tale che necessita questa apertura» ha concluso Draghi, aggiungendo che c’è stato l’impegno «di tutti ministri a sostenere con i propri partiti questa riforma».

Bozza riforma: chi eletto in politica non farà più il giudice
Per i magistrati eletti non si transige sul ritorno indietro. La bozza della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario sul tavolo del Consiglio dei ministri prevede infatti che «i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (da parlamentare nazionale ed europeo, consigliere e presidente di giunta regionale, a consigliere comunale e sindaco) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale»

I magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso il Ministero di appartenenza. I magistrati amministrativi e contabili «presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero sono destinati allo svolgimento di attività non direttamente giurisdizionali, né giudicanti né requirenti».

Bozza riforma: mai più incarichi politici senza smettere toga
Non solo. La bozza della riforma introduce il divieto di esercitare funzioni di giudice o pm mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi, anche se in un territorio diverso. Divieto che vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per incarichi di governo a tutti i livelli. La norma era stata annunciata dalla ministra Cartabia nei mesi scorsi quando si era aperto un dibattito sul caso di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e contemporaneamente giudice a Campobasso.

Bozza riforma: niente toga per 3 anni dopo incarichi governo
Nella bozza della riforma del Csm all’esame del Consiglio dei ministri i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), invece, al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.

Bozza riforma, voto avvocati su professionalità giudici
Inoltre la bozza di riforma del Csm all’esame del Consiglio dei ministri introduce anche il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati ma solo in un caso: quando cioè il Consiglio dell’Ordine abbia fatto una segnalazione formale di comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare. In questi casi il voto degli avvocati presenti nei Consigli giudiziari sarà unitario.

Per elezione Csm sistema misto e niente liste
Quanto al meccanismo di elezione del Csm, è previsto infine un sistema misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del Csm, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Csm tornano come in passato a 30: 20 togati e 10 laici.

Nel sistema elettorale misto previsto per il Csm trova spazio anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato

La riforma del Csm è uno dei pilastri della riforma della giustizia che ha già modificato il processo penale e civile e che l’Italia si è impegnata ad approvare per ottenere i fondi del Recovery. Una riforma sollecitata da tempo anche per combattere il potere delle ’correnti’ politiche interne alla magistratura, specie dopo gli scandali degli ultimi anni.

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