“Il Regno Unito sarà più sicuro grazie a controlli alle frontiere più rigidi e imparziali. In questo modo i criminali stranieri, indipendentemente dalla nazionalità, saranno tutti soggetti alle stesse regole”. Parola di Priti Patel, ministro dell’Interno inglese. Ha annunciato così la decisione, passata oggi al vaglio del Parlamento, di introdurre il respingimento dei cittadini dell’Unione europea che abbiano avuto condanne. Anche per reati minori. Anche a pene non detentive. Una norma che avrà valore a partire dall′1 gennaio 2021, dal giorno, cioè, in cui finirà il periodo di transizione post Brexit e la Gran Bretagna non farà più parte dell’Unione europea.
Non è una novità assoluta per il Paese: con questa modifica saranno equiparate, anche sotto il profilo penale, le persone residenti in Ue agli altri stranieri. La ministra, strenua sostenitrice della Brexit, ha annunciato questa misura con grande enfasi. Quasi come fosse un provvedimento salvifico: “Per troppo tempo le norme dell’UE ci hanno costretto a consentire l’ingresso nelle nostre strade di pericolosi criminali stranieri, che abusano dei nostri valori e minacciano il nostro modo di vivere”, ha dichiarato.
Ma chi sono questi “pericolosi criminali stranieri?”. In realtà la norma non è circoscritta a chi ha compiuto reati più gravi: non potrà trasferirsi in Gran Bretagna chi ha ricevuto una condanna ad almeno 12 mesi di carcere. In casi del genere la legge non prevede eccezioni: ingresso oltremanica vietato, punto.
Ma anche chi ha ricevuto pene più lievi rischia la stessa sorte. In questo caso, però, sarà il ministero dell’Interno a fare una valutazione. Come spiega Reuters potranno non essere ammessi nel Regno Unito anche i condannati e pene inferiori a un anno, se la loro “storia criminale” sarà ritenuta pericolosa per il Paese. Ma non è tutto. Si rischia di non poter approdare in Gran Bretagna anche la pena inflitta non è detentiva. Chi è stato condannato per un qualsiasi reato negli ultimi 12 mesi (rispetto al momento in cui decidere di approdare Oltremanica) e non ha mai vissuto nel Paese, potrebbe incorrere nel “niet” del ministero dell’Interno. Stesso destino per chi è stato condannato al carcere per periodi molto brevi, ma ha compiuto lo stesso reato più volte. O, ancora, per chi è stato autore di un illecito “che causa un danno grave”.
Si potrà scegliere di non far oltrepassare i confini britannici anche a chi, si legge nel vademecum del governo inglese, è ritenuto un pericolo per il bene pubblico. Un’espressione, questa, tutt’altro che puntuale.
Le misure non saranno applicate a chi, pur avendo in passato compiuto reati, ha ottenuto di recente un permesso di soggiorno di cinque anni grazie agli accordi fatti tra Gran Bretagna e Ue dopo il “divorzio”. Ma, precisa il governo, se un individuo ha giovato di questo accordo ma commette crimini dopo il primo gennaio, il permesso potrebbe essergli revocato. Tradotto: il cittadino in questione potrebbe essere espulso.
I provvedimenti sono stati annunciati in pompa magna sul sito dell’esecutivo inglese: “Non solo il governo rende i confini più sicuri, ma darà alla polizia maggiori poteri per proteggere le persone”. Ma le autorità di pubblica sicurezza hanno avvertito il governo: se al termine del periodo di transizione non ci saranno accordi tra Gran Bretagna e Ue, la sicurezza del Paese potrebbe risentirne. Nonostante le misure appena varate.
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