Sardegna record di denatalità ha bisogno dei migranti

by • 11 gennaio 2025 • In evidenza, SOCIALE, Visualizza in HomeCommenti (0)39

In Italia nascono sempre meno figli, -3,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente e il trend negativo prosegue anche nei primi 6 mesi del 2024 con 4.600 nascite in meno.

La Sardegna raggiunge il record di denatalità, con un tasso di natalità nel 2023 del 4,6 per mille abitanti, rispetto al 6,4 nazionale.

La Sardegna, più di altre regioni, ha bisogno dei migranti e deve accoglierli, accompagnarli, promuoverli e integrarli.

Una visione chiara per il futuro del territorio
La capacità di crescita dell’isola rischia di essere compromessa, la risposta a questa crisi passa anche dall’inclusione dei migranti, che possono contribuire con il loro lavoro, la loro cultura e le loro competenze a costruire un’isola più prospera e solidale.

L’immigrazione come una risorsa e non come una minaccia, accogliere i migranti significa offrire loro un’opportunità di futuro. È necessario riflettere sulla realtà dell’immigrazione come fenomeno necessario e inevitabile, che va affrontato con politiche inclusive e solidali.

Sarebbe buona cosa che il dibattito sull’immigrazione partisse da dati di realtà, anziché da pregiudiziali ideologiche, di un tipo o di un altro. Si consideri il recente rapporto della CGIA di Mestre secondo cui negli ultimi dieci anni le imprese attive guidate da titolari nati all’estero sono aumentate del 29,5 per cento, contro una flessione del 4,7 per cento di quelle guidate da italiani.

Nel 2023, secondo il ministero del Lavoro, era di origine straniera il 10,1 per cento degli occupati (di cui il 7 per cento extraeuropei), con punte particolarmente elevate nel settore dei servizi (30,4 per cento), agricoltura (18 per cento), alberghi e ristoranti (17,4 per cento) e costruzioni (16,1 per cento).

Gli immigrati sono ormai un tassello fondamentale del nostro mondo del lavoro: senza di essi l’Italia, letteralmente, faticherebbe ad andare avanti, specialmente in settori come le costruzioni, l’agricoltura e alcune funzioni all’interno del manifatturiero. Poiché gli immigrati sono mediamente più giovani, essi danno anche un contributo fiscale netto positivo al bilancio pubblico, in quanto, pur pagando relativamente poche tasse a causa dei bassi redditi, utilizzano ancor meno la spesa pubblica (fanno eccezione solo alcune voci quali il social housing).

Ecco i mestieri che gli italiani non vogliono fare
I lavori che scomparirebbero senza gli stranieri sono parecchi: colf, baby sitter, badanti, venditori ambulanti, operai specializzati, artigiani edili. Mestieri che dal 2008 al 2017 sono passati da 1,7 milioni a 2,4 milioni secondo i dati riferiti dalla Fondazione Moressa su dati Istat.
Nel dettaglio nella top ten dei lavori svolti praticamente solo da stranieri ci sono i domestici con il 69,1%, seguito da badanti al 59,6% e venditori ambulanti al 46,8%. In lizza anche i braccianti agricoli (31,6%) e gli operai edili (30,4%).
Tutto ciò determina un contributo al Pil di 130 miliardi di euro.

Nella prospettiva di una Regione che vuole tornare a generare sviluppo, in uno scenario demografico come la Sardegna che vedrà ancor più invecchiare la popolazione e ridurre le fasce d’età lavorative centrali, l’immigrazione va considerata un fattore strategico a sostegno dei processi di crescita.

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