Conferenza stampa 2025. Il discorso della premier Meloni

by • 2 febbraio 2025 • SOCIALE, Visualizza in HomeCommenti disabilitati su Conferenza stampa 2025. Il discorso della premier Meloni126

L’annuale conferenza stampa con la presidenza del Consiglio si è aperta con un ringraziamento a Giorgia Meloni per la liberazione di Cecilia Sala da parte del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, e un lungo applauso dei circa 160 giornalisti presenti.
Molti i punti toccati da Bartoli nel suo discorso iniziale: dall’allarme per i provvedimenti contro la libertà di stampa alla riforma della professione.

Il discorso della premier
«Non rispondo ai giornalisti? Nel 2024 ho risposto a 350 domande», è questa una delle prime precisazioni della presidente del Consiglio. «Mi stupisce che si metta insieme, nello stesso intervento, l’idea che questo governo intenda da una parte comprimere i diritti dalla stampa e dall’altra» sottolineare «il lavoro che fa il dipartimento per l’Editoria, che deve essere invece considerato come una scelta del governo e non del sottosegretario», ha aggiunto in risposta a Bartoli. Sulla presunzione di innocenza la premier specifica che si chiede di non fare copia/incolla delle ordinanze dunque «non c’è nessuna limitazione della libertà di informazione» e comunque «il governo ha deciso di non inasprire le pene» per chi «dovesse violare» questa indicazione. «In attuazione della direttiva europea del 2016 che riguarda il pieno rispetto della presunzione di innocenza, il Parlamento ha delegato il Governo ad approvare un decreto legislativo secondo cui non può essere pubblicata per intero o per estratto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. È consentito al giornalista di avere l’ordinanza, si chiede al giornalista di fare una sintesi», ha aggiunto.

In merito alla riforma della professione e all’equo compenso Meloni ha detto di essere d’accordo sulla loro necessità e ha poi parlato dei rischi del mercato del lavoro con l’intelligenza artificiale: «È l’intelletto che rischia di essere sostituito. L’impatto è sui lavoratori e sulle professioni. La professione giornalistica è una di quelle professioni che rischiano di più. Occorre prevenire le complicazioni».

E in chiusura, prima di rispondere alle oltre 40 domande previste, parla dei virgolettati che le vengono attribuiti sui giornali, puntualizzando: «Assicuro rispetto per il vostro lavoro. Mi permetto di chiedere rispetto del mio». Tra le novità più importanti, l’annuncio della nomina di Vittorio Rizzi al Dis.

Il caso Sala
La presidente ha risposto alle domande dei giornalisti. Tra le prime quelle sul caso di Cecilia Sala. «Non è un lavoro che ho fatto da sola, ringrazio Mantovano, intelligence, il ministro Tajani, il corpo diplomatico e voi della stampa perché sapete che la famiglia ha chiesto una sorta di silenzio stampa ho trovato atteggiamento stranamente responsabile che ha aiutato molto». E sulla «bella giornata» del rientro della giornalista ha confessato: «Non ho provato emozione più grande di quando ho chiamato una madre per dire che sua figlia stava tornando a casa».

«No a lettera scarlatta su Musk»
«Il problema con Space X è che è privato o che è Musk? Perché io non faccio favori agli amici, ma non accetto nemmeno che a una persone che ha buoni rapporti con me venga attaccata una lettera scarlatta… Questo va trattato come un tema di sicurezza nazionale. Da una parte, si tratta di mettere in sicurezza informazioni delicate parlando con un soggetto che è più avanzato», tenendo conto che «per fare questo lavoro non ci sono alternative pubbliche», ha risposto a proposito delle polemiche intorno alla possibilità di usare i satelliti Starlink. Quindi, l’alternativa è «non avere una protezione di questi dati e questo è il vero dilemma. In un dibattito serio questo sarebbe il tema del quale dobbiamo discutere, quale sia preferibile» tra due scenari che «non sono ottimali». Su questo dibattito «sono laica, però mi devo porre la questione perché se certe comunicazioni finiscono in mani sbagliate, il governo è responsabile», ha concluso. E quando alla premier viene chiesta la sua opinione sulle ingerenze di Musk verso le politiche dei vari Paesi, risponde: «Non è il primo ricco che esprime opinioni». Le ingerenze per Meloni sono piuttosto quelle di chi usa i miliardi per condizionare le scelte politiche finanziando parti e associazioni. «Le ingerenze le fa George Soros non Musk», e su quest’ultimo «non vede alcun rischio» per gli Stati. «Questo fatto che ci si trinceri sulla campagna antisemita – in riferimento all’imprenditore Soros – non può essere usato per impedire di giudicare il suo operato e io lo faccio».

Il rapporto con Trump: «Si preannuncia molto solido»
Il viaggio dei giorni scorsi negli Usa per incontrare il presidente eletto Donald Trump «è stato l’occasione per confermare un rapporto che si preannuncia molto solido, non so se privilegiato. Italia e Stati Uniti hanno rapporti saldi e questo indipendentemente dal colore dei governi», ha detto Meloni. Rispondendo sul problema dei dazi che si rischiano con la nuova presidenza, la premier ha sottolineato: «I dazi per noi sarebbero un problema, ma non è una novità che le amministrazioni americane pongano la questione dell’avanzo commerciale. Il protezionismo non è un approccio che riguarda solo l’amministrazione di Trump». Sulle parole di Trump in merito all’aumento dei fondi per la Nato da parte dei Paesi europei fino a raggiungere il 5% del Pil, Meloni ha poi risposto: «Penso che gli scogli si debbano superare con il dialogo. Nello specifico la questione penso sia interna alla Ue, non tanto relativa al rapporto con gli Usa. L’Ue deve individuare strumenti per una difesa competitiva».

Riforme: «Alle prossime elezione vorrei arrivare con premierato, ma avanti comunque sulla nuova legge elettorale»
I giornalisti hanno chiesto alle premier precisazioni sulle riforme in corso: prima fra tutte quella del premierato. «Io vorrei arrivare alle prossime elezioni con la riforma del premierato approvato e una legge elettorale tarata su questo. Penso che la questione sia materia di competenza parlamentare, ma se il premierato non dovesse arrivare in tempo ci si interrogherà se questa legge elettorale sia la migliore o no», ha detto Meloni. La premier ha definito le riforme su cui stanno lavorando prioritarie. «Io ho promesso che avrei consegnato un’Italia migliore di quella che ho trovato, penso che siano tutte riforme necessarie per fare questo. Penso che dare stabilità ai governi, penso che liberare la giustizia dal giogo della politica, penso che responsabilizzare le classi dirigenti come fa l’autonomia differenziata siano priorità, come è una priorità la riforma del fisco, sulla quale ricordo che abbiamo già approvato 17 tra decreti attuativi e testi unici, puntiamo a chiudere nel 2025 tutti i testi unici. Se riusciamo anche a fare il codice tributario, era un obiettivo di Ezio Vanoni, 70 anni fa e quindi vogliamo procedere spediti».

Che cosa è successo al Dis
Prima di annunciare la nomina di Vittorio Rizzi al Dis, la presidente del Consiglio è tornata sulle dimissioni di Elisabetta Belloni, commentando: «Ho letto molte ricostruzioni che non corrispondono alla verità, tanto che lei stessa ha rilasciato un’intervista per chiarire la sua posizione». Belloni, ha ricordato ancora la premier, «ha deciso di anticipare di qualche mese la fine del suo mandato per evitare di finire nel tritacarne che di solito accompagna nomine così importanti». «Ho una stima e un rispetto enormi per Belloni, che ringrazio per il lavoro straordinario che ha fatto per la presidenza del G7», ha aggiunto. Meloni ha poi rivelato che Belloni «ha consegnato le sue dimissioni prima di Natale», puntualizzando che le vicende di questi giorni, dal caso di Cecilia Sala a SpaceX «non c’entrano, quindi, assolutamente niente».

«Cittadinanza italiana? Il governo si concentra sul programma»
Meloni ha risposto anche ad Avvenire sul tema della cittadinanza italiana alle persone di origine straniera. La premier ha chiuso sullo Ius Scholae. Secondo Meloni, la soluzione non può essere far perdere ai figli la cittadinanza dei Paesi di origine e la legge attuale è ottima così com’è: «Il governo si concentri sul programma, non mettiamo altra carne sul fuoco». Il vero tema intorno alla questione della cittadinanza è invece per la premier la problematica dei lunghi tempi d’attesa per chi ne ha maturato il diritto. «Bisogna risolvere i tempi d’attesa. Ci sono ragazzi che aspettano anche due anni per ricevere la cittadinanza» quando ne fanno richiesta.

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