Nel mese di febbraio, l’Associazione bancaria italiana segnala un aumento del tasso medio praticato sui prestiti legati agli acquisti di immobili a 1,49% da 1,45% di gennaio. Poca roba anche nel confronto annuo: nel febbraio 2021, il tasso medio era di 1,10%. Dunque, in un anno il rincaro medio è stato di 0,39%. Per i mutui a tasso variabile non si registrano variazioni degne di nota. Per fortuna delle famiglie che ne hanno contratto uno di recente, visto il caro bollette che già divora i redditi.
Quanto ai mutui a tasso fisso, i nuovi contratti risentono inevitabilmente di quanto stia accadendo sui mercati. I tassi d’interesse salgono con l’inflazione, per cui le condizioni offerte dalle banche stanno diventando sempre meno favorevoli. Ad ogni modo, neppure su questo fronte si notano variazioni eccessive. Come mai i mutui a tasso variabile stanno rimanendo sostanzialmente fermi?
Rispondiamo ricordandovi che la stragrande maggioranza di essi risulta legata all’andamento dell’Euribor. Questa sigla rispecchia i tassi sui prestiti che le banche si erogano tra di loro alle varie scadenze: da 7 giorni a 12 mesi. E c’è una buona notizia: il rialzo da inizio anno è ancora limitato. L’Euribor a 3 mesi, ad esempio, è salito solamente da -0,57% a -0,46%. Quello a 6 mesi è passato da -0,37% a -0,54%. Qualche rincaro della rata è stato inevitabile, ma molto contenuto. Per gli importi minori, quasi impercettibile per fortuna.
Mutui a tasso variabile, rata quasi invariata finora
Questa stabilità è dovuta al fatto che le banche abbiano ancora molta liquidità da prestarsi, per cui i tassi applicati restano bassissimi, addirittura negativi. E finché la BCE terrà i tassi sui depositi sottozero, le condizioni monetarie continueranno a mostrarsi molto favorevoli a chi è in cerca di denaro.
Praticamente, a una banca dell’Eurozona conviene prestare denaro a una controparte, anziché “pagare” alla BCE mezzo punto percentuale all’anno sulla liquidità depositatavi.
Tuttavia, nei prossimi mesi la situazione potrebbe evolvere molto meno favorevolmente ai titolari di mutui a tasso variabile. E questo è dovuto al fatto che il mercato stia iniziando a scontare un primo rialzo dei tassi da qui ad un anno. Guardate all’Euribor a 12 mesi: il tasso è salito da -0,5% a -0,1% quest’anno. In pratica, esso era uguale al tasso sui depositi BCE e adesso risulta di 40 punti base più alto. Questo perché le banche prevedono che da qui a 12 mesi la BCE alzerà il costo del denaro, ossia ridurrà il prezzo da pagare per depositarvi la liquidità in eccesso.
Già da mesi, comunque, lo scenario è divenuto molto meno favorevole sui mercati obbligazionari. L’IRS a 20 anni, ad esempio, è salito da 0,60% a 1,33% quest’anno. Ciò si sta riflettendo sui nuovi contratti per i mutui a tasso fisso. Prevediamo per questo che nei prossimi mesi, quando la stretta monetaria di Francoforte diverrà concreta, moltissimi dei pochi intestatari di mutui a tasso variabile rimasti sul mercato decideranno di optare per la surroga dei contratti a favore dei mutui a tasso fisso. Pagheranno qualcosa di più, ma si metteranno al riparo da possibili rincari veloci delle rate. E più tempo impiegano per passare all’altra modalità, più rischiano di farlo a tassi ben maggiori di quelli attualmente vigenti.
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