Giustizia italiana, pagella Ue

by • 15 luglio 2021 • In evidenza, SOCIALECommenti disabilitati su Giustizia italiana, pagella Ue819

I tempi di attesa della giustizia in Italia restano tra i più lunghi d’Europa. La conferma, l’ennesima, arriva dal rapporto annuale della Commissione Ue sulla giustizia nei paesi membri, uno degli strumenti usati a Bruxelles per monitorare il rispetto dello stato di diritto nell’Unione, presentato oggi dal Commissario Didier Reynders. Secondo il report europeo, la situazione in Italia non è cambiata tantissimo negli ultimi 9 anni: ancora oggi, sono necessari 400 giorni per la soluzione di cause civili, commerciali, amministrative e di altro tipo, in primo grado, oltre 500 giorni per l’appello e oltre 1300 giorni per completare il terzo grado.

L’Italia inoltre risulta quintultima nell’Ue per indipendenza di tribunali e giudici nella percezione pubblica, dice il rapporto che in questo caso si avvale di un sondaggio di Eurobarometro. Peggio vanno solo Bulgaria, Polonia, Slovacchia e Ungheria (quest’ultima maglia nera assoluta). Per l’Italia, la motivazione principale sono “le interferenze o le pressioni del governo e della politica”. Il Paese scivola in terzultima posizione, dietro a Polonia e Ungheria, se a rispondere al sondaggio sono le imprese. Anche in questo caso l’interferenza politica prevale come motivazione, ma grosso peso hanno anche le pressioni del mondo economico.

Un quadro che non costituisce una novità per il nostro paese. Ma quest’anno il rapporto Ue ha un peso particolare, perché a Bruxelles attendono la riforma della giustizia, promessa nell’ambito del piano di ripresa e resilienza da oltre 200 miliardi di fondi in gran parte provenienti dal Next Generation Eu. Il Commissario Reynders ammette alcuni “progressi rispetto al 2019, nel recovery italiano ci sono delle riforme e noi monitoreremo la situazione. L’Italia vuole ridurre la durata delle cause civili del 40 per cento e di quelle penali del 25 per cento. Vedremo”.

Ma l’Italia dovrà anche riformare il Consiglio superiore della magistratura “nella stessa direzione degli standard fissati dal Consiglio d’Europa”, precisa Reynders. “Dico all’Italia, così come agli altri Paesi, che è importante lavorare con la Commissione di Venezia su questi temi”, aggiunge il Commissario riferendosi alla ‘Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto’, nota anche come Commissione di Venezia dalla città dove si riunisce. “Per fare un esempio – continua Reynders – nella composizione del Consiglio superiore della magistratura ci deve essere una maggioranza di (giudici, ndr.) eletti dai loro colleghi”.

E inoltre l’Italia dovrà aumentare anche il numero dei giudici nei tribunali. La giustizia italiana “deve continuare a lavorare sulle risorse umane”, sottolinea Reynders, e “ho visto che ci sono delle proposte di separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, ma devono aumentare i numeri”, in quanto l’Italia “ha meno giudici di tutti gli altri paesi Ue”. Mentre il nostro paese risulta quarto in Ue per numero di avvocati: nel 2019 i legali erano 392,6 per 100 mila abitanti. Di più solo a Cipro (474), Lussemburgo (465,4) e Grecia (396,3).

In generale, il pianeta giustizia in Europa in epoca covid riserva anche sorprese positive. Per esempio, spiega il commissario Ue in conferenza stampa, la pandemia ha “accelerato il processo di digitalizzazione nei tribunali”, nel senso che è stato introdotto lo “smart working” ma anche la possibilità di accedere online alle informazioni che riguardano il settore. Su questo, l’Italia è addirittura al primo posto in classifica tra i paesi Ue.

E non va malissimo nemmeno nella classifica sull’accesso online alle sentenze, l’Italia è al settimo posto, tra i 27 Stati Ue.

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