Dopo vertice G7: il bilancio per Draghi

by • 25 giugno 2021 • ESTERI, In evidenzaCommenti disabilitati su Dopo vertice G7: il bilancio per Draghi356

E’ stato il suo primo vertice G7 da presidente del Consiglio ma molti dei leader presenti a cominciare dal presidente americano, Joe Biden, Mario Draghi li conosceva da tempo. Nella parte informale del vertice come il barbecue sulla spiaggia di Corbis Bay, Draghi ha preferito comunque sedersi e parlare con i suoi colleghi europei con i quali ha rapporti più frequenti come la Merkel (che rivedrà a Berlino per un bilaterale prima del Consiglio europeo del 24 giugno), come Macron, come la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen o il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Tutti, a cominciare dal premier inglese Boris Johnson hanno riconosciuto a Draghi un ruolo guida nell’analisi dei temi economici. Ruolo al quale il presidente del Consiglio non si è sottratto evidenziando i dati positivi della ripresa post pandemia ma senza nascondere i problemi che ancora ci sono e che rischiano tra pandemia e cambiamenti climatici di allargare sempre più lo steccato con i Paesi più poveri del mondo. Un vertice dunque, secondo Draghi “positivo ma realistico” che richiede coraggio e responsabilità collettiva. Ed ecco, punto per punto, la posizione italiana sui temi più caldi.

Cina
Draghi ha sintetizzato in tre parole l’approccio che i Paesi industrializzati intendono avere con la Cina: cooperazione, competizione, franchezza. La cooperazione sui temi globali come il clima è fondamentale secondo il premier italiano tenendo presente che la Cina è responsabile di circa il 30% delle emissioni di Co2 mondiali (tutta la Ue solo del 3%). Nessuno poi disconosce i meriti e la forza dell’economia cinese ma si tratta di una competizione che deve avvenire ad armi pari e seguendo le regole del sistema multilaterale degli scambi. Con le autorità cinesi occorre però anche essere franchi e dire cosa non ci va bene della loro visione del mondo. Draghi ha smentito divisioni tra Paesi come Stati Uniti, Canada e Regno Unito più duri con Pechino e Italia e Germania più morbidi. Nessuno al vertice, ha precisato Draghi, ha menzionato gli accordi tra Roma e Pechino sulla Nuova Via della Seta. Ma questo non vuol dire, ha aggiunto il presidente del Consiglio, che non se ne parlerà a casa nostra dove sul tema “verrà fatta un’attenta valutazione”.

Clima
L’Italia, insieme al Regno Unito ha quest’anno la copresidenza del Cop 26 che in novembre, a Glasgow, dovrà suggellare i primi impegni operativi presi al G7 sulle riduzioni delle emissioni e che vedono ora anche gli Stati Uniti in prima fila nell’implementazione degli accordi di Parigi. Draghi ha messo in evidenza i rischi che potrebbero derivare da una tassazione sulle emissioni verso quei Paesi che continuano a produrre emissioni e che potrebbero portare a nuove forme di protezionismo.

Libia
Il presidente americano Joe Biden ha avuto parole di apprezzamento nei confronti del ruolo politico diplomatico dell’Italia a favore della stabilizzazione della Libia. Draghi ha detto di avere già incontrato due volte il premier del Governo transitorio Dbeibah e che c’è molta attesa da parte libica per stringere accordi economici. Molti progetti sono già partiti e altri sono previsti ma la condizione essenziale è il ripristino di condizioni adeguate di sicurezza con un cessate il fuoco duraturo e il ritiro di tutte le milizie dal Paese (siriani, russi e turchi).

Vaccini
Draghi per ora non sembra preoccupato per l’aumento dei contagi della variante indiana nel Regno Unito ma se la situazione dovesse peggiorare non si può escludere una quarantena per chi arriva dal Regno Unito. Per il momento però la situazione non desta timori particolari per cui né la Spagna né la Grecia (Paesi di destinazioni turistiche come l’Italia) hanno finora adottato la quarantena per gli inglesi. Il G7 ha registrato una grande unità di intenti sull’invio di vaccini ai Paesi meno sviluppati. Solo l’Ue intende arrivare a 700 milioni di vaccini disponibili per quei Paesi. Un’altra questione riguarda l’individuazione in quei Paesi di siti produttivi per i vaccini con licenze obbligatorie per i brevetti utilizzando, ha tenuto a precisare Draghi, quella clausola di Doha del Wto che l’Unione europea intende far valere.

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