Nicola Mumoli risponde alle domande di chi, una volta guarito dal Covid-19, si ritrova di nuovo a vivere la vita di tutti i giorni.
di Gabriele Bartoloni
Sono ormai più di 300 mila i pazienti dismessi guariti dal Covid-19. Il numero non tiene conto degli asintomatici, coloro che pur non avendo sintomi contribuiscono ugualmente alla trasmissione del virus. L’Iss li stima in una percentuale di circa il 58%: la maggior parte dei malati. Due situazioni opposte, dunque. Da una parte basta un isolamento domiciliare, dall’altra il ricovero in ospedale potrebbe non essere sufficiente. Ma una volta negativizzati questi due tipi pazienti come dovranno comportarsi l’uno rispetto all’altro? Prova a rispondere Dottor Nicola Mumoli, Primario di Medicina Interna all’Ospedale Fornaroli di Magenta, tra le prime in Italia ad avere avviato un ambulatorio post-Covid. Anche Mumoli ha contratto il virus e a breve dovrà sottoporsi al secondo tampone. “Quando mi negativizzerò ritornerò in ospedale e ovviamente dovrò rispettare tutte le regole, ma questo vale per tutti”.
Dottore, cosa deve fare un paziente asintomatico o con sintomi lievi dopo la negativizzazione?
Chi ora è negativo e ha avuto sintomi lievi, deve poi comportarsi come se non avesse mai preso il Covid. Il virus potrebbe anche mutare, per questo è necessario che gli asintomatici o chi ha avuto sintomi lievi segua le stesse prescrizioni di una persona che non ha mai contratto il virus. Ricordiamolo: distanziamento, utilizzo della mascherina e lavaggio frequente delle mani. Questo vale per tutti. Non è accettabile che, per fare un esempio, un paziente negativizzato vada in giro senza mascherina come se niente fosse.
E per chi si è ammalato in forma grave?
In questo caso è diverso. Parliamo di circa il 20-30% dei pazienti, persone con gravi insufficienze respiratorie, con i 2/3 dei polmoni presi da polmonite da Covid-19. Questi malati, non solo devono rispettare tutte le prescrizioni, ma devono farsi seguire in un laboratorio post-Covid per assicurarsi che il virus non abbia lasciato delle cicatrici. Noi siamo stati tra i primi ad allestire un reparto post-Covid. Stiamo seguendo pazienti anche da 3 mesi. Non solo: dopo la negativizzazione il paziente che ha avuto sintomi gravi va seguito anche dal punto vista psicologico. Sintomi terribili come l’affanno o l’obbligo di vivere in isolamento senza i propri cari, sono dei fattori da non sottovalutare sotto questo punto di vita.
Facciamo un esempio: due pazienti negativizzati devono tornare a lavorare, uno ha avuto sintomi gravi e l’altro è stato asintomatico. Possono tenere due comportamenti diversi?
Tutti pazienti, sia gravi che asintomatici o con sintomi lievi, prima o poi si negativizzano, ma il comportamento da seguire non cambia e soprattutto non dipende dai sintomi.
Un paziente negativo come fa a provare la sua guarigione?
Il decreto nazionale prevede che la Asl di competenza consegni al paziente negativo un certificato che attesti la guarigione e dunque la possibilità, per fare un esempio, di ritornare a scuola o a lavorare. Bisogna chiarire però che non si tratta di un certificato di immunità, quest’ultima non è stata ancora provata. Per averlo bisognerà aspettare il vaccino.
Quindi dopo aver avuto il Covid una persona non può considerarsi immune..
I nostri studi dicono che per sei mesi alcuni pazienti dispongono di anticorpi neutralizzanti, ma questa notizia non deve spingere verso comportamenti sbagliati. Il virus si combatte con la mascherina e il distanziamento, vale per chi ha avuto il virus e chi no. Non è chiaro se il virus muti o meno. Se lo facesse, come succede con l’influenza, il rischio di prendere un altro tipo di Covid-19 ci sarebbe. Ma su questo ancora non c’è certezza.
Lei come si comporterà quando ritornerà in ospedale?
Lavorerò come se non avessi mai preso il virus. Ho avuto sintomi moderati: tosse secca, febbre alta, alterazione del gusto e mal di testa. Ma quando mi negativizzerò ritornerò in ospedale e ovviamente dovrò rispettare tutte le precauzioni del caso, non c’è dubbio.
Secondo lei c’è ancora poco consapevolezza circa i comportamenti da seguire?
Sì, in giro c’è meno consapevolezza rispetto a marzo o aprile, e questo porta necessariamente a comportamenti sbagliati che non fanno altro che contribuire all’aumento dei contagi. Gli ospedali stanno scoppiando, serve responsabilità altrimenti non se ne esce.
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