Ferme le navi Tirrenia che collegavano Sardegna, Sicilia e Isole Tremiti.
Alle difficoltà provocate dalle restrizioni per fermare il coronavirus ora si aggiunge anche lo stop imprevisto dei traghetti. Questa però è una questione finanziaria: di debiti e crediti, di società intrecciate e di un credito da 180 milioni che lo Stato attende di riscuotere da anni. La notizia di oggi, dopo una raffica di sentenze, multe e vendite sfumate di traghetti, è che i commissari della vecchia società Tirrenia (quella che un tempo era la compagnia pubblica di navigazione) hanno avviato un sequestro conservativo della Cin, la new company creata al momento dell’alienazione da parte dello Stato e poi acquisita dall’armatore napoletano Vincenzo Onorato, proprietario delle navi Moby.
La storica Tirrenia è in amministrazione straordinaria e oggi, secondo quanto fa sapere la holding di Onorato, i tre commissari hanno eseguito un sequestro conservativo sui conti di Cin. L’obiettivo, non è difficile dedurlo, è quello di assicurarsi le somme che l’armatore napoletano non ha ancora versato per l’acquisizione del gigante italiano dei mari. «I commissari Gerardo Longobardi, Beniamino Caravita di Toritto e il torinese Stefano Ambrosini, hanno eseguito il sequestro conservativo, si legge in una nota della società. Tutto questo malgrado Cin abbia più volte comunicato la propria disponibilità ad offrire, nei limiti del consentito, garanzie di pagamento di quanto reclamato da Tirrenia e nonostante il momento così drammatico per il Paese».
Questo è l’ultimo capitolo di una vicenda molto complessa, iniziata nel 2012 con l’acquisizione della vecchia Tirrenia da parte dell’armatore di Moby, che è sempre stata la compagnia concorrente. Con Tirrenia, Vincenzo Onorato, si è accaparrato quasi il monopolio dei collegamenti marittimi principali ma si è assicurato anche un contributo statale da 72 milioni di euro all’anno per la gestione delle rotte in continuità territoriale verso la Sardegna, la Sicilia e le Isole Tremiti. Il debito verso lo Stato si è trascinato per otto anni e nel frattempo le difficoltà economiche della società sono diventate molto critiche, così per lo meno sono definite in una sentenza recente del Tribunale di Milano. In più, si sono fatte sempre più pressanti le richieste che arrivano anche dai fondi d’investimento che avevano sottoscritto un bond da 300 milioni per consentire alla famiglia Onorato di concludere l’acquisizione di Tirrenia. Ci sono anche multe da pagare e c’è da ricordare anche l’intervento di Unicredit che non ha sbloccato le ipoteche e impedito sul nascere la cessione delle due navi più grandi e più nuove. In questo quadro, anche alla vigilia della scadenza della convenzione pubblica per la continuità territoriale, i commissari di Tirrenia hanno fatto scattare la procedura di sequestro conservativo dei conti. Una procedura inevitabile, dicono i 3 commissari, sulla base di un’ordinanza del Tribunale di Roma del 4 marzo scorso: «Vista la situazione cui versano Cin e il Gruppo Moby, l’iniziativa rappresenta un rimedio indifferibile a tutela dei creditori di Tirrenia, nonostante la sospensione dei termini disposta dal Decreto Cura Italia. La posizione dei commissari è stata assunta in piena intesa con l’Autorità di Vigilanza. La proposta cui fa riferimento Cin è giunta a distanza di ben venti giorni dal provvedimento di sequestro e non prevede né l’ammontare del pagamento offerto, né l’indicazione delle relative tempistiche, né tanto meno alcuna forma di garanzia. Pertanto si tratta di una proposta irricevibile».
Il gruppo Onorato risponde subito bloccando i traghetti. «Teniamo a precisare che la società è liquida ma che il blocco dei conti correnti impedisce l’operatività. Di conseguenza l’attività di Cin, compagnia che svolge in convenzione con lo Stato il servizio di continuità territoriale via mare per le isole, è stata paralizzata. Pertanto, con decorrenza immediata, sarà impossibile continuare lo svolgimento del servizio e già le corse programmate per oggi su tutte le linee in convenzione con la Sardegna, la Sicilia e le Tremiti non verranno effettuate». Nelle isole da oggi in poi si rischia il caos, perché i traghetti assicuravano l’approvvigionamento delle merci e l’arrivo delle persone che hanno l’autorizzazione a spostarsi per ragioni di salute o di lavoro. Dopo il blocco deciso per il dilagare del coronavirus si rischia il vero isolamento, con grossi problemi per la popolazione.
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