Ad un anno dall’entrata in vigore del reddito di cittadinanza, le polemiche non si placano. Anche il governo ammette più o meno velatamente che occorre rivedere qualcosa perché così com’è stato concepito non va bene. Alla luce dei fatti, è stato uno slogan elettorale che i contribuenti non hanno minimamente apprezzato.
Così, il premier Conte promette che sarà fatto un tagliando a breve, anche perché, di fatto, non ha prodotto quei risultati tanto attesi, ossia la possibilità di trovare lavoro. L’assunzione di centinaia di navigator a spese dello Stato per cercare di introdurre nel mondo del lavoro i beneficiari del reddito di cittadinanza ha, infatti, dato scarsi risultati.
Reddito di cittadinanza, in arrivo il primo tagliando
Secondo gli ultimi dati dell’Inps gli italiani che percepiscono il Reddito di Cittadinanza sono 915 mila mentre, a far data lo scorso dicembre, avrebbero trovato lavoro appena in 28.763 persone a fronte di assunzioni alle dipendenze del Ministero del Lavoro di oltre ai 2.900 navigator per due anni. Così, la misura di contrasto alla lotta alla povertà si è trasformata in un sussidio permanente con mantenimento a spese della collettività. In questo senso molti rimpiangono i “lavori socialmente utili” istituiti dall’ex premier Massimo D’Alema che quantomeno, a fronte di un sussidio pubblico mensile, obbligava i disoccupati e gli indigenti a prestare attività di utilità sociale presso la pubblica amministrazione.
Reddito di cittadinanza per contrastare la povertà
“Il reddito di cittadinanza, operativo da meno di un anno in Italia, per combattere la povertà penso che serva e vada mantenuto, ma migliorandone il funzionamento. In questo senso e’ sicuramente utile fare un tagliando, discutendone con gli enti locali e le realta’ del terzo settore che sul campo combattono ogni giorno la povertà’“. Lo afferma, Antonio Misiani, viceministro dell’Economia aggiungendo che “le critiche del Fondo Monetario Internazionale rispecchiano in parte il dibattito che c’e’ stato in Italia nei mesi scorsi“. Serve quindi agganciare la prestazione economica a un effettivo svolgimento di attività lavorativa perché non è pensabile che si possano sostenere costi sociali simili in un momento in cui il Paese fatica a crescere economicamente.
Italia Viva all’attacco contro il reddito di cittadinanza
A sostenerlo energicamente è anche Italia Viva in Senato che fa notare come in Italia vi siano storture e incomprensibili ingiustizie che col nuovo secolo dovrebbero essere già state superate. Le ricercatrici dello Spallanzani di Roma, alle prese con lo studio sul “coronavirus” prendono 900 euro al mese e non sono manco sicure del posto di lavoro, mentre lo Stato dà fino a 1.400 euro al mese per il reddito di cittadinanza per stare a casa fare nulla. “La nostra richiesta è chiara – dicono i senatori di Italia Viva – le somme utilizzate per il Reddito di Cittadinanza vanno destinate ad incentivi per le assunzioni, come la riduzione ulteriore del cuneo fiscale“. Un chiaro messaggio ad abolire questa forma di sussidio e a sostituirla con altri incentivi più efficaci e incisivi per stimolare la crescita economica e difendere i salari.
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